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La resurrezione riguarda anche le nostre comunità

La resurrezione riguarda anche le nostre comunità

 
rossella palmieri

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rossella palmieri

La resurrezione riguarda anche le nostre comunità

Oltre i riti pasquali della settimana santa

Domenica 20 Aprile 2025, 08:24

“Tutti gli uccelli si addensavano intorno a quel fiore di grazia che era il volto di Cristo che moriva.

Tutti gli uccelli avrebbero voluto salvare una spina dall’iniquo compito di entrare nella pelle del Creatore”. Nel “Poema della croce” Alda Merini scelse interlocutori non umani, gli uccelli, per sottolineare l’immagine di una compassione cosmica. Perché, se Resurrezione c’è, deve passare per il Getsemani, il Calice, il Golgota, la croce e le spine. Sta quindi nel Venerdì Santo il senso più autentico della Pasqua, e quel ‘fiore di grazia’ di così rara bellezza evocato da Alda Merini deve resistere alle intemperie tutto l’anno per mantenersi in noi integro ogni qual volta la smorfia del fallimento delle nostre azioni o la pretesa di una vita immune dalle ferite rischia di deturparlo. E se questo è il senso di una festa che non va sottovalutata – e va rispettata anche dai non credenti che hanno uno sguardo laico sul mondo e sulle cose pur patendo le stesse lacerazioni, per definizione universali – nondimeno occorre riflettere su quegli aspetti di resurrezione che fanno capo a noi, alla comunità. Emergenza idrica, crollo del prezzo del grano per una città che dei granai era la regina e housing sociale non devono più essere via crucis, ma piena risoluzione in luce. Confidiamo, per questi aspetti ‘umani’, in quel divino e più che secolare abbraccio tra Madre e Figlio nella toccante processione della nostra città, che inumidisce gli occhi degli anziani più volte testimoni di questo drammatico momento che si ripete con commozione sempre viva; come accade anche a Troia, nel plurisecolare atto di devozione dei cinque penitenti i cui piedi sono stetti da robuste catene e le spalle affaticate da pesanti croci per emblematizzare la Passione. Confidiamo, insomma, nella luce che scaturisce dalle tenebre. Come immaginò il laico Pascoli che nel poco noto componimento “Gesù” ci dice con rara delicatezza dell’abbraccio di Gesù al figlio di colui che sa essere di Barabba, il malfattore preferito dalla folla. Suggestivo, infine, un verso: “Egli parlava di granai ne’ Cieli”; magistrale sintesi tra mondo umano e divino dove è necessario l’atto di “chi celi sotterra il seme”, altrimenti “non ci sarà chi mieta”. Una vetta di elevatissima grazia, pari a quella di una Madre che non ha potuto fermare i chiodi, ma ha abbracciato fino in fondo il Figlio e il Dolore sublimandoli nella Resurrezione.

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