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Terapia del dolore Nell’ospedale Perrino il reparto c’è ma non si sa

Terapia del dolore Nell’ospedale Perrino il reparto c’è ma non si sa

 
Terapia del dolore Nell’ospedale Perrino il reparto c’è ma non si sa

Martedì 20 Novembre 2012, 09:08

03 Febbraio 2016, 01:58

di Valeria Cordella Arcangeli

Il dolore percepito è, ancora, sottostimato nella pratica medica. Eppure, in questi ultimi decenni, sono stati fatti importanti progressi nello studio e nel suo trattamento. Sembra essere la scarsa informazione il tallone d’achille, l’ostacolo che impedisce alla terapia del dolore di trovare attenzione tra i medici e all’interno degli ospedali, se non in modo occasionale. I professionisti brindisini non si discostano dal trend che si registra a livello nazionale, secondo cui della specialità l’80% dei medici ha solo una vaga idea. Sembra si rivolgano al collega, specialista in terapia antalgica, solo quando sopravviene il timore che il farmaco da utilizzare sul paziente in terapia per altra patologia, possa essere nocivo.

A complicare il quadro, interviene la quasi totale disinformazione sull’argomento.

Occorre precisare però che, se da un lato, si osserva un deficit d’informazione dall’altra la Direzione generale della Asl, nei mesi scorsi, ha dato impulso e dignità al servizio di Terapia antalgica assegnando al dott. Giovanni Vitale (anestesista) che ne è il direttore, ambulatori e personale.

In attesa che l’Asl prenda atto del disservizio legato alla scarsa conoscenza della pratica innovativa da parte dei medici e dei cittadini e provveda a porvi rimedio - secondo quanto si legge in un «Report sulla terapia del dolore» realizzato dalla sezione di Brindisi del Tribunale del Malato, coordinato dalla dott. Marcella Mancini - è opportuno che resti alta l’attenzione sulle persone anziane che, per le condizioni di fragilità e di patologia, sarebbero più esposte alle conseguenze del dolore cronico. Si parla di disabilità, debolezza, diminuita attività motoria e decadenza delle condizioni fisiche.

Gli operatori del Tdm nel proporre i questionari hanno innanzitutto constatato con sorpresa una notevole partecipazione degli utenti. E non solo dei ricoverati. A rispondere all’indagine che è stata svolta dal 5 al 28 di ottobre, sono stati in 384. Di questi 270 erano i ricoverati, 15 i piccoli pazienti in Pediatria, 63 in attesa negli ambulatori del Perrino e 36 presso il day hospital, sempre del Perrino (ossia il 78,23% dei pazienti presenti nel presidio ospedaliero).

Nel prendere in esame lo stato di conoscenza del cittadino-utente circa le terapie antalgiche e l’applicazione della legge 38/2010 è stato sollevato il velo su una situazione critica.

Il «Report» ha il merito di aver illustrato interessanti risultati emersi dall’indagine e, allo stesso tempo, consentito di acquisire elementi di valutazione preziosi a livello epidemiologico e spunti di riflessione utili per migliorare il servizio. All’iniziativa hanno aderito, oltre alla Direzione aziendale, la Direzione sanitaria dell’ospedale Perrino, i direttori medici delle Unità operative e gli utenti (in stato di ricovero e no).

In definitiva, attraverso il monitoraggio si vuole segnalare la necessità di una più completa ed energica applicazione della Legge 38/2010 per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore a quanti ne avranno bisogno e per garantire un’informazione corretta e trasparente agli utenti che risultano essere, come testimoniano i dati, completamente disinformati.

Nel Piano sanitario regionale, nelle delibere effettuate dal Servizio sanitario locale, si legge l’impegno per il mantenimento e lo sviluppo di una rete di servizi ospedalieri e territoriali attenti a prendersi cura delle persone colpite da un dolore insistente di qualsiasi origine, in tutte le fasi della malattia, compresa la fase avanzata. Purtroppo la verifica eseguita circa l’effettiva applicazione della direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri del 24 maggio 2001, che ha lo scopo di promuovere la cultura del sollievo dal dolore e il suo trattamento in ogni contesto di cura, pone in evidenza una scarsa attenzione alla problematica, in modo particolare tra i medici.
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