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Mese della prevenzione «Cancro, si guarisce anche in Puglia»

Mese della prevenzione «Cancro, si guarisce anche in Puglia»

 
Mese della prevenzione «Cancro, si guarisce anche in Puglia»

Lunedì 24 Ottobre 2011, 08:47

02 Febbraio 2016, 23:58

di Roberto Calpista

BARI - Nel mese dedicato alla prevenzione nella lotta del tumore al seno, un appello e un incoraggiamento per le donne pugliesi colpite dalla malattia: basta con i viaggi al Nord, per guaririre si può restare in Puglia, perché anche qui ci sono le competenze e le professionalità necessarie. A lanciarlo è il prof. Enzo Lattanzio, da più di vent’anni direttore del Saris, il centro di riferimento regionale - presso il policlinico di Bari - nella diagnostica senologica.

Incontriamo il prof. Lattanzio alla vigilia di quello che sarà un evento mondiale del settore, caso eccezionale per un forum medico, insignito della medaglia di rappresentanza della Presidenza della Repubblica. «Un motivo di grande orgoglio, dopo gli sforzi fatti da tutti noi per portare a Bari il “Leading innovations in Breast Care», spiega il professore, che è presidente del convegno e organizzatore, assieme al professor Riccardo Masetti. L’evento si svolgerà dal 26 al 29 ottobre.

Prof. Lattanzio, dalla sua équipe sono passate intere generazioni di donne pugliesi. Quante?

Il numero esatto è difficile da stabilire, ma credo siano state non meno di 250mila.

Passiamo subito alle novità in tema di lotta al cancro al seno. Ci sono?

Certo. E sono della massima importanza: oggi la disponibilità di metodiche diagnostiche sempre più numerose e la loro continua evoluzione tecnologica consente la scoperta di lesioni tumorali piccolissime di pochi millimetri, in fase pre-clinica, che garantiscono alla donna terapie conservative e soprattutto una elevata riduzione della mortalità per questa malattia, ad una condizione: la competenza specifica e l’esperienza consolidata del radiologo senologo, requisiti irrinunciabili per la diagnosi precoce e la prevenzione del tumore alla mammella.

Una malattia che quindi fa meno paura?

Si tratta di una patologia grave ma che può essere combattuta efficacemente. Con le nuove metodiche sia in fase di diagnosi che di cura, chirurgica e farmacologica, sette donne su dieci ce la fanno a vincere la malattia. Una percentuale inimmaginabile solo 15-20 anni fa. Se poi la diagnosi è precoce, si sfiorano percentuali del 90% per quelle pazienti che possono dire di aver archiviato questo brutto momento. Ritengo che la senologia abbia avuto una evoluzione tra le più rapide e più ricche di successi e risultati positivi nella storia della medicina.

Eppure il cancro al seno spinge ancora molti pugliesi a viaggi della speranza verso gli ospedali del Nord. Viaggi giustificati?

Assolutamente no. In Puglia ci sono molte realtà allineate ai centri di eccellenza di regioni che probabilmente sanno “vendere” meglio la propria sanità. E possiamo permetterci, dalla diagnostica alla terapia, di non soffrire di alcun complesso di inferiorità, sebbene non nascondo che c’è ancora da lavorare con la finalità di innalzare il livello e la quantità dei centri di eccellenza.

Professore a Bari ad esempio ancora non c’è la Radioterapia...

L’aspettiamo, e spero che entro il prossimo anno questa piaga possa essere chiusa. È fondamentale.

Un fiore all’occhiello del suo centro?

Per esempio, la diagnosi precoce per la fascia d’età 40-49 anni. Circa il 20-25% dei tumori colpisce in questa fascia, ma la medicina/business non li aveva presi in considerazione. Noi in Puglia abbiamo affrontato per primi questo discorso.

Lei dirige dagli anni ‘90 il Saris del policlinico per la diagnostica senologica: un centro riconosciuto di eccellenza a livello nazionale. Come è stato concepito?

Funzionalità e decoro strutturale, accoglienza, umanizzazione per facilitare l’approccio alla prevenzione secondaria. Sottoporsi ad un percorso diagnostico quando si è sani non è naturale e quindi bisogna sforzarsi di creare le condizioni ideali, o perlomeno le migliori possibili allo scopo. Informatizzazione completa dell’attività gestionale e clinica. Ciclo diagnostico completo e contestuale. Sono ormai tantissimi anni che da noi senologo, chirurgo, oncologo, patologo e ora anche chirurgo plastico lavorano in un’unica equipe. A questo modello si sono poi ispirati molti altri centri, ma dopo di noi.

Come giudica la formazione dei nostri specialisti?

Ritengo che la formazione dei radiologi in senologia meriti ancora più attenzione di quanto fatto finora. Nonostante gli sforzi fatti, ritengo che la difficoltà di questa specialità renda necessario un indirizzo specifico già nel corso di studi universitari - ad esempio nella Specializzazione - che dia al Radiologo una sorta di “patentino”, che eviti improvvisazioni pericolose, come purtroppo quotidianamente avviene. I radiologi “dedicati”, ovvero opportunamente formati, sono in numero attualmente insufficiente a far fronte alle richieste dell’utenza in età “a rischio”. In Puglia si può e si deve fare di più. Ma sarebbe anche giusto che venisse adeguatamente riconosiuto il tanto che si è già fatto finora».
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