MANFREDONIA - Sotto shock l’ha raccontato tutto d’un fiato. «Mi hanno afferrato alle spalle e spinto in un furgone: forse era bianco, sì...mi pare di sì. Poi mi hanno legato polsi e caviglie e mi hanno tenuta imprigionata la dentro per tutto questo tempo. Il tempo? Sì, l’avevo quasi persa la cognizione del tempo, lì dentro al buio, sballottata tra curve e sterrati. Lo sentivo che non erano strade lisce d’asfalto voglio dire».
IL RACCONTO - Francesca Esposto a tu per tu con il magistrato ha cercato di spiegare, soprattutto convincere in quel lungo interrogatorio in procura a Foggia a poche ore dal rientro a casa dopo due giorni di dubbi e apprensioni, appelli e interrogativi anche inquietanti. Quello principale resta: perchè sarebbe stata rapita, come lei dice? A suo dire u n’azione fulminea quella dei banditi incappucciati. «almeno tre», incalza. «Ero andata a buttare il sacchetto nella spazzatura: cento metri da casa, proprio all’angolo dalla mia casa di via Podgora: e alle spalle di quella strada mi hanno lasciata».
IN OSTAGGIO: MA PERCHÈ? - Un primo interrogatorio estenuante che non è servito però a svelare il mistero di una vicenda che ha messo in allarme le forze dell’ordine e tenuto col fiato sospeso i suoi familiari: la madre e la sorella minore che vivono a Manfredonia, il padre che lavora lontano da casa, il fratello maggiore che vive con la moglie e due figli a Milano.
DUE GIORNI DI MISTERO - Francesca aveva fatto perdere le proprie tracce intorno alle 13.30 di sabato 2 ottobre: era uscita, eccezionalmente, dal piano terra dove abitano in una piccola e tranquilla parallela di via San Francesco, per gettare il sacchetto della spazzatura: una incombenza che era della madre. Ha voltato l’angolo della palazzina per raggiungere il cassonetto, distante poche decine di metri, e non ha fatto più ritorno. Sembrava essere sparita nel nulla e dal nulla sembra essere ricomparsa. Ma per gli investigatori quei due giorni di assenza erano un buco temporale che andava colmato con il racconto di quel che le era successo. A maggior ragione all’esito di quanto riscontrato dal medico legale che ha raggiunto l’ospedale di Manfredonia dove la giovane è stata subito portata per essere sottoposta a visite mediche che dovevano accertarne le condizioni fisiche, ritenute complessivamente buone.
VISITATA IN OSPEDALE - Il medico legale, infatti, aveva rilevato segni ai polsi e alle caviglie che potevano far pensare alla pressione esercitata da legacci presumibilmente usati per immobilizz arla.
DUBBI E INTERROGATIVI - Ed è questa la versione che Francesca ha fornito agli inquirenti, che qualche punta di scetticismo stanno verificando. Francesca avrebbe detto di essere stata prelevata da sconosciuti sopraggiunti con un furgone nel quale è stata spinta e dove è stata tenuta prigioniera, con mani e piedi legati, per due giorni. Dove sia stata portata, non ha saputo dire: “forse un posto fuori mano, in campagna, dove si arriva percorrendo una strada sterrata” ha detto descrivendo un tragitto piuttosto accidentato. Non ha saputo nemmeno dire quanti fossero i presunti rapitori, nè’ se fossero italiani, del posto o addirittura di altra nazionalità. Sulla ricostruzione della vicenda dai molti lati oscuri, è stata sentita anche la madre di Francesca che nei giorni scorsi aveva ripetutamente descritto il clima di pressione psicologica e di terrore in cui lei e le sue due figlie vivevano ormai da parecchio tempo: tensione che avrebbe condizionato fortemente la loro esistenza, portandole ad una ulteriore chiusura verso il mondo esterno. Molto legate tra loro, vita sociale inesistente. Tutta la giornata, salvo commissioni indispensabili e qualche passeggiata che si concedevano solo in estate, la trascorrevano tra le quattro mura dom estiche.
IL CONTESTO - Un ambiente da cui la 24enne potrebbe aver avuto voglia di fuggire, magari in preda alla rabbia per un litigio che sarebbe intercorso tra lei e la madre proprio il giorno in cui è scomparsa? Gli inquirenti non escludono l’ipotesi dell’allontanamento volontario della ragazza. Se così fosse, potrebbe essere chiamata a rispondere di simulazione di reato. Intanto la casa di via Podgora è disabitata dal pomeriggio dell’inter rogatorio: circostanza che ha fatto sorgere il dubbio se, sulla base di eventuali riscontri alle aggressioni verbali e fisiche denunciate in passato e alle minacce che sarebbero diventate esplicite negli ultimi giorni (“ci hanno detto: a qualcuna di voi la faremo pagare!” aveva riferito la signora Lia ai carabinieri), si è deciso di trasferire Francesca, la madre e la sorella 15enne in un altro posto per ragioni di sicurezza.
SOTTO PROTEZIONE - Una famiglia sotto protezione anche sulla scorta di quanto la ragazza avrebbe rivelato? Chissà. Gli inquirenti lo escludono. Ma vogliono vederci chiaro fino in fondo in questa storia piena di sospetti e di interrogativi.
















