INCROCIO DI DIALETTI
L’enciclopedia online Wikipedia spiega che il dialetto barese viene parlato grosso modo in tutta la provincia di Bari e in quella di Barletta-Andria-Trani. A nord ha zone d'influenza nella provincia di Foggia, dove però si parla il dialetto foggiano che può essere visto come un dialetto barese fortemente influenzato dal napoletano. A ovest si diffonde anche nella provincia di Matera il cui dialetto non presenta evidentissime differenze con quello barese, soprattutto nella cadenza melodica, quindi a sud arriva in prossimità della soglia messapica (una linea ideale che va da Taranto ad Ostuni passando per Villa Castelli e Ceglie Messapica), al di sotto della quale si parla il salentino, comprendendo, pertanto, tutti i centri della Valle d'Itria (Martina Franca, Locorotondo e Cisternino).
Influenze di dialetto barese sono presenti anche nella zona settentrionale della provincia di Potenza, precisamente in alcuni comuni del Vulture (Venosa, Rionero in Vulture, Atella, Melfi) e in quelli della zona ofantina (Lavello, Montemilone). La catalogazione dei dialetti pugliesi include, oltre al tarantino, anche l’ostunese, il cegliese. Nelle zone in cui si parla il dialetto leccese, ci sono poi aree in cui domina il griko (dall’antica Grecìa). L’Unesco ha inserito il salentino nel Libro rosso delle lingue in pericolo.
I DIALETTI LUCANI - Altrettanto variegata è la situazione degli idiomi in Basilicata. Il potentino si distingue dal materano, poi c’è il metapontino, il marateota e il cilentano. Passando poi per i dialetti con influenza galloitaliaca e a quelli di origine arbereshe. «Il viaggiatore che in uno scompartimento di III classe nel tragitto da Napoli a Taranto presti attenzione alla conversazione dei contadini che salgono ad ogni stazione - scriveva oltre 100 anni fa il viaggiatore e filologo tedesco Gerhard Rohlfs - si renderà subito conto che nel primo tratto la base linguistica è sorprendentemente unitaria. Ma subito dopo la profonda valle del Platano, dalla stazione di Picerno in poi il quadro cambia. E così si continua anche dopo che il treno ha superato le stazioni di Tito e Potenza. Soltanto a partire da Trivigno queste caratteristiche scompaiono e ricompare improvvisamente la situazione linguistica che, appena due ore prima, era scomparsa così improvvisamente e in modo così inspiegabile»
















