Ma perché in Basilicata non c'è questa sensibilità? «Io ho avuto esperienze in realtà dove anche per i dilettanti c'è l’obbligo di assicurare un medico ed una ambulanza privata. Una confusione viene fatta da noi perchè si crede che in caso di necessità debba chiamarsi il 118, ma se l’ambulanza è impegnata per un infarto arriverà con grave ritardo. È necessario, pertanto, che il mezzo sia assicurato da chi organizza l’evento» .
Si dice che le società non hanno soldi, ma pagano allenatori, preparatati atletici, giocatori, e che non ci sono medici disponibili. Il nostro interlocutore si è detto scettico di fronte a queste osservazioni: «I medici ci sono e basterebbe un riconoscimento economico anche formale perché si possa qualificare un servizio importante».
Il dott. Calemma, a questo punto, ha rivelato che in molti casi ha dovuto fermare atleti dall’esercitare la pratica sportiva agonistica: «Gente che avrebbe corso il rischio di morire in campo. E ci è capitato che alcuni giocatori a cui abbiamo chiesto ulteriori accertamenti non sono più ritornati. Sono a fortissimo rischio di vita se continuano a giocare. I presidenti non dovrebbero far scendere in campo, sin dalla Terza categoria, chi non ha il certificato della pratica sportiva agonistica annuale». [fi.me.]
















