BARI - Più di un milione e 300 mila pugliesi hanno bocciato l’idea di modificare la Costituzione, con il 67,16% di No. A nulla è servita la difesa delle ragioni del Sì con il sindaco di Bari e presidente nazionale Anci, Antonio Decaro, in prima linea con il premier Renzi e il ministro Boschi scesi nel 'taccò d’Italia per due incontri pubblici. A prevalere è stata la linea più 'morbidà del governatore pugliese, Michele Emiliano, dichiaratamente per il No ma non impegnato in campagna elettorale quanto piuttosto nella difesa delle ragioni della Puglia in uno scontro aperto col governo sulle questioni dell’Ilva e del gasdotto Tap.
Si è consumata così la guerra fredda nel Pd pugliese tra il fronte renziano guidato dal primo cittadino del capoluogo, e l'area che non riconosce la leadership del premier dimissionario ma vede in Emiliano l’anti-Renzi, pronto a sostituirlo alla guida del partito. Un ruolo, questo, a cui il governatore pugliese ha però sempre negato di aspirare e ancora oggi, nel post-referendum, il suo entourage conferma che la massima ambizione di Emiliano è amministrare la Puglia.
In mattinata, dopo un incontro ecumenico col Patriarca di Costantinopoli, circondato dai giornalisti Emiliano ha detto che questo è il momento della «riconciliazione», perché «per circostanze che ho sempre considerato frutto di un grave errore politico, si è spaccata una comunità, quella del Partito democratico, e più in generale del centrosinistra». Quindi, ha rimarcato, «trasformare anche il dopo referendum in una lotta tra fazioni» vorrebbe dire non aver capito il «messaggio" lanciato dal popolo italiano che col suo voto ha detto: 'Lasciate stare la Costituzione e mettetevi a lavorarè».
Decaro, che in mattinata ha preferito non commentare l’esito della consultazione popolare, in serata ha diffuso una nota in cui sottolinea la «coerenza di Renzi» che ha «raccolto la sfida delle riforme», ha messo in campo «la sua proposta sottoponendola al giudizio degli italiani» e ha «rassegnato le dimissioni subito dopo il voto negativo: la credibilità della politica - rileva - si misura anche da questi comportamenti».
Infine, «da presidente dell’Anci», Decaro «richiama l'attenzione dei parlamentari affinché, in questo delicato momento dell’iter di approvazione della legge di bilancio, vengano mantenuti gli impegni assunti con il sistema delle autonomie locali».
Secondo voci dagli ambienti politici, a tirare la volata finale al No potrebbero essere stati alcuni fattori tra cui la misteriosa 'scomparsà dell’emendamento alla Manovra che avrebbe consentito alla Puglia di spendere altri 50 milioni per l'emergenza sanitaria a Taranto, dovuta in particolare all’inquinamento prodotto dall’Ilva. A spegnere le polemiche, infatti, non è bastato l’immediato annuncio di Renzi dell’arrivo di 1,3 miliardi derivanti da una negoziazione tra la famiglia Riva e l’azienda: queste risorse, per Emiliano, non potrebbero comunque essere utilizzate per Taranto e i suoi cittadini.
Non è forse un caso che il No nel capoluogo ionico abbia raggiunto quota 68,48%. Non molto distante, tuttavia, dal 68,02% nella città metropolitana di Bari amministrata da Decaro; ma neppure dal 64,97% dei No nella provincia di Lecce dove le proteste dei cittadini contro l’approdo del gasdotto a Melendugno, e che Emiliano vorrebbe spostare a Brindisi, potrebbero aver trovato una valvola di sfogo nel referendum.