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Yara, il ritrovamento quel giorno nel campo

Yara, il ritrovamento quel giorno nel campo

 
Rita Schena

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Rita Schena

il campo dove fu trovata Yara Gambirasio

Venerdì 01 Luglio 2016, 20:28

20:45

MILANO - Le indagini sull'omicidio di Yara Gambirasio sono cominciate per davvero il 26 febbraio del 2011. E' stato in quel cupo giorno, infatti, grazie a quel campo dove è stato trovato il corpo martoriato della tredicenne, che gli investigatori hanno potuto dare la prima, fondamentale accelerazione all’inchiesta che ha permesso di arrivare al processo in cui si decide il destino di Massimo Bossetti, unico imputato per uno degli omicidi che più hanno impressionato l'opinione pubblica degli ultimi anni.

Erano le 15.15, nella frazione Chignolo d’Isola (distante pochi chilometri dal luogo della sparizione, Brembate Sopra), quando un aeromodellista sulla quarantina, che non trovava il suo aeroplanino, si imbatté nel cadavere in stato di avanzata decomposizione della piccola Yara. Una visione raccapricciante - con i resti ancora coperti dai vestiti che la ginnasta indossava il giorno del rapimento - a causa della quale dirà poi di «non aver dormito» per giorni. Sul posto - un’area desolata al limitare di via Bedeschi, zona annessa a capannoni industriali e frequentata dagli avventori di una vicina discoteca (dove poi furono effettuati controlli a tappeto) e da coppiette che si appartavano, conversero precipitosamente tutte le forze dell’ordine. Nello stesso luogo, a gennaio 2011, era stato trovato ucciso Eddy Castillo, un ragazzo dominicano.

Nel tardo pomeriggio la zona intorno al campo era gremita: curiosi, gente in preda all’emozione, poliziotti e carabinieri in affanno per la presenza di tante telecamere, con il pm che avrebbe voluto rimuovere il corpo e i medici legali che lo pregavano di aspettare per poter condurre approfondite campionature. Da quel 26 novembre 2010, infatti, esattamente tre mesi prima, quando Yara era sparita, le indagini non avevano portato a molto.

Se la giustizia oggi potrà emettere una sentenza, lo si deve a quel cadavere, dove è stata riscontrata, su del liquido organico, la traccia genetica del muratore. Tanto che alcuni poi la definirono 'la vendetta di Yara'.
Vi furono anche forti polemiche: sui volontari, in primis, dato che il campo risultava tra le zone setacciate almeno due volte. Risultarono sovrapposizioni e buchi e i soccorritori, indispettiti, si misero in una sorta di silenzio stampa. Il ritrovamento era avvenuto a 300 metri dal Comando della polizia municipale dell’Isola Bergamasca, che era proprio il centro di coordinamento delle ricerche su Yara. Un caso, pare, ma che allora apparve come uno «smacco».

Per giorni le persone assediarono la zona, chi portando fiori e biglietti con pensieri e preghiere, chi per scattare macabri 'selfiè su un’area aperta al pubblico sin dal giorno dopo e poi riaperta e richiusa più volte. Venne costruito anche una sorta di altarino. Il 26 maggio, ancora una volta 3 mesi esatti dopo, Yara venne riconsegnata alla famiglia, per riposare finalmente in pace. (di Fabrizio Cassinelli, ANSA) 

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