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I Verdi ad Eni: meno pubblicità più bonifiche

 
Rita Schena

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Rita Schena

Sabato 09 Aprile 2016, 14:40

POTENZA - «Chiedo a Eni meno pubblicità sui giornali e più bonifiche, perché non ci si autoassolve dalle proprie responsabilità con i soldi anche dei contribuenti italiani considerato che Eni è compartecipata dallo Stato». Lo dichiara Angelo Bonelli dell’esecutivo nazionale de Verdi.
«Voglio ricordare - aggiunge - non solo a Eni, ma anche agli italiani considerato che non abbiamo oltre un milione di euro (con i soldi pagati oggi per la pubblicità si sarebbero potute realizzare opere pubbliche importanti come ad esempio due scuole materne) che Eni negli ultimi anni è stata condannata dai tribunali della Repubblica italiana per inquinamento e a pagare risarcimenti per danni ambientali e che su di lei sono in corso diverse inchieste giudiziarie. Eni ha vertenze - sottolinea Bonelli - sulle bonifiche nei siti di Porto Torres, Priolo, Napoli Orientale, Brindisi, Pieve Vergonte, Cengio, Crotone, Mantova e Gela. Per fare solo un esempio, nel luglio 2008 il Tribunale di Torino ha condannato la società Syndial - controllata da Eni - al pagamento di una multa di circa 1,9 miliardi di euro per aver inquinato il Lago Maggiore col Ddt nel periodo 1990-1996».

«A Gela - prosegue - per la prima volta una perizia medica del tribunale, ha messo in relazione le malformazioni dei bambini, che alcune statistiche indicano tra le più alte del mondo, con l’inquinamento ambientale provocato dalla raffineria dell’azienda di stato controllata dal ministero dell’Economia».
Bonelli, inoltre, evidenzia che «la Corte dei Conti ricorda ad Eni i suoi contenziosi ambientali e chiunque può leggere cosa scrivono i magistrati contabili da pagina 54 a pagina 65 della Determinazione n. 79/2013 della Corte, Sezione Controllo sugli enti. Per bonificare i siti sopra elencati ci vorrebbero secondo stime prudenti circa 15 miliardi di euro, ma in Italia purtroppo - conclude - il principio chi inquina paga non si applica».

UNA PAGINA DI PUBBLICITA' ENI - «Consideriamo ogni area in cui siamo presenti come casa nostra e per nessuna ragione metteremmo a repentaglio chi la abita e ci lavora»: è uno dei passaggi - in carattere marcato - di una nota che l’Eni ha fatto pubblicare su una intera pagina, oggi, a pagamento, su alcuni quotidiani, per rispondere alle polemiche nate dall’inchiesta sul petrolio in Basilicata.
Per quanto riguarda la salute, l’Eni ha sottolineato di fare «costanti verifiche di eventuali impatti sanitari delle nostre attività» e ha spiegato che «a Viggiano (Potenza), in particolare, abbiamo monitorato tutte le cartelle cliniche dei dipendenti del centro olio dal 1998 al 2015 e le analisi effettuate sui colleghi che ci hanno lavorato e lavorano sono assolutamente rassicuranti. La stessa attenzione la mettiamo sulla sicurezza delle nostre persone e di chi lavora per noi come contrattista. Anche nel 2015 - è scritto nell’avviso pubblicato sui giornali - siamo stati i migliori di tutta l'industria Oli&Gas a livello mondiale. Abbiamo raggiunto questo primato per il terzo anno consecutivo».

Una parte della nota è dedicata alla «reiniezione delle acque di strato nel giacimento». L’Eni ha spiegato di aver commissionato studi «a esperti indipendenti italiani e internazionali» e «tutti hanno stabilito che la reiniezione della acque svolta presso il centro olio di Viggiano non solo è conforme alla legge italiana e alle autorizzazioni vigenti, ma anche alle migliori prassi internazionali. E che la qualità dell’ambiente circostante il centro è ottima, secondo gli standard normativi vigenti». La compagnia petrolifera ha sottolineato di aver investito, «solo in Italia, dal 2009 al 2015, 6,1 miliardi di euro in salute, ambiente, sicurezza e bonifiche. E ne investiremo altri 3,4 nei prossimi quattro anni».

Nella parte finale della nota, l’Eni ha detto di non aver «mai puntato solo al profitto, bensì a valore, sviluppo e tutela dei territori dove lavoriamo, che per noi vengono prima di tutto» e ha ribadito la sua «fiducia» nella magistratura, «a cui stiamo prestando la massima collaborazione. Sta a cuore a noi per primi fugare ogni ombra che possa anche momentaneamente offuscare il nostro operato e ostacolare l’attività e la crescita di un’azienda - conclude il messaggio - che da decenni crea valore in tutto il mondo».

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