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Lavori Total: si dimette il ministro Guidi

 
Flavio Campanella

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Flavio Campanella

Giovedì 31 Marzo 2016, 18:44

20:12

ROMA - «Caro Matteo sono assolutamente certa della mia buona fede e della correttezza del mio operato. Credo tuttavia necessario, per una questione di opportunità politica, rassegnare le mie dimissioni da incarico di ministro. Sono stati due anni di splendido lavoro insieme. Continuerò come cittadina e come imprenditrice a lavorare per il bene del nostro meraviglioso Paese». E’ quanto scrive il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi nella lettera inviata al presidente del Consiglio Matteo Renzi con la quale si dimette dal governo.

LE INTERCETTAZIONI - «E poi dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato, se è d’accordo anche 'Mariaelenà, quell'emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte, alle quattro di notte": così la ministra dello Sviluppo economico Federica Guidi disse al telefono al compagno, Gianluca Gemelli, a proposito dell’emendamento che il governo stava per inserire nella Legge di Stabilità relativo ai lavori per il centro oli della Total in contrada 'Tempa rossà, a Corleto Perticara (Potenza), nei quali Gemelli stesso aveva interesse essendo alla guida di due società del settore petrolifero. L’intercettazione è agli atti dell’inchiesta della magistratura di Potenza sullo smaltimento dei rifiuti legati alle estrazioni petrolifere.

Guidi, che non è indagata nell’inchiesta, alla domanda del compagno - per il quale il gip di Potenza ha rifiutato l’arresto - «se la cosa riguardasse pure i propri amici della Total», clienti di Tecnimont, «quindi anche i miei amici», replicò - dopo aver fatto riferimento al benestare della ministra Maria Elena Boschi - secondo quanto annotato nell’ordinanza del giudice: «Certo, capito?. Certo, Te l’ho detto per quello».

Subito dopo il colloquio con la Guidi, Gemelli telefonò al dirigente di una società petrolifera e lo informò dell’emendamento «che avrebbe sbloccato Tempa rossa: La chiamo per darle una buona notizia», disse al suo interlocutore.

RIGETTATA RICHIESTA D'ARRESTO PER IL COMPAGNO DEL MINISTRO - Il gip del Tribunale di Potenza, Michela Tiziana Petrocelli, ha rigettato la richiesta di arresto di Gianluca Gemelli, compagno del Ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi. Gemelli, alla guida di due società che lavorano nel settore petrolifero, è indagato per concorso in corruzione e per millantato credito. La prima accusa si riferisce all’affitto di alcune case a Corleto Perticara (Potenza), dove si sta realizzando il centro oli della Total, per i dipendenti delle società di Gemelli che avrebbero lavorato nella zona. La seconda accusa è relativa alla promessa di «vantaggi patrimoniali» che Gemelli si sarebbe fatto promettere per garantire, grazie al suo rapporto col Ministro, lavori nella costruzione del centro oli.

La richiesta di arresto di Gemelli fa parte del filone dell’inchiesta che riguarda solo la costruzione del centro oli della Total a «Tempa rossa» di Corleto Perticara (Potenza). La posizione di Gemelli, infatti, non rientra in quella degli indagati nell’altra parte dell’inchiesta, che si riferisce allo smaltimento dei rifiuti prodotti nel centro oli di Viggiano (Potenza) dell’Eni.

M5S e SI: COMMISSIONE D'INCHIESTA - Movimento cinque stelle e Sinistra Italiana hanno chiesto l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta «su gestione del petrolio, traffico dei rifiuti e operato dell’Eni», dopo gli arresti eseguiti oggi da Polizia e Carabinieri nell’ambito di un’indagine sullo smaltimento dei rifiuti e la costruzione di un nuovo centro oli in Basilicata.

Il sen. Vito Petrocelli (M5S) ha detto che «quanto sta accadendo riporta di estrema attualità la nostra richiesta di avviare immediatamente la commissione d’inchiesta parlamentare su Eni, come da proposta di legge depositata al Senato nel giugno 2015».

Sinistra Italiana, in una nota congiunta firmata dai parlamentari Antonio Placido, Vincenzo Folino, Nicola Fratoianni e Filiberto Zaratti, ha parlato di «gigantesca questione morale, come perverso intreccio tra gli affari e la politica». Secondo Sinistra Italiana, vi sono «una classe dirigente imprenditoriale locale assolutamente debole e alla mercé di enormi interessi che travalicano i confini nazionali» e «una classe politica prona e incapace di esercitare un primato della propria azione», in un "desolante scenario fatto di corruttela e paventati disastri ambientali».

PROCURATORE: NESSUNA GIUSTIZIA A OROLOGERIA - «Le indagini sulle attività estrattive in Basilicata sono iniziate nel 2013 e sono state complesse e delicate: le richieste di misura cautelare sono state presentate tra agosto e novembre del 2015. Quindi prima del referendum e in tempi non sospetti: non dobbiamo parlare di giustizia a orologeria». Lo ha detto il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, parlando a Potenza durante la conferenza stampa per illustrare i contenuti delle indagini che hanno portato sei persone agli arresti domiciliari con accuse relative allo smaltimento illecito dei rifiuti prodotti nel centro oli di Viggiano (Potenza) dell’Eni e alla costruzione del centro oli della Total a Corleto Perticara (Potenza).

«La Direzione nazionale antimafia - ha aggiunto Roberti - sostiene con forza questa indagine come tutte quelle che riguardano i reati ambientali. Oggi è riduttivo parlare di un reato di ecomafie perché qui non vi sono i tradizionali mafiosi con le coppole ma si tratta di criminalità organizzata su basi imprenditoriali».

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