TARANTO - Effettuate alla fine di ottobre le analisi su 84 campioni di latte ovi-caprino (24 campioni nella fascia 0-10 km dal con fine con l’accieria Ilva e 60 campioni nella fascia 10-20 km), su 3 campioni di formaggio (1 nella fascia 0-10 km e 2 campioni nella fascia 10-20 km) ed ancora su 23 campioni di alimenti zootecnici. Dagli esami effettuati presso l’Istituto zooprofilattico di Teramo, è emersa la non conformità di 5 campioni di latte (di cui 4 prelevati nella fascia 0-10 km). La conseguenza è stata il sequestro di 113 capi ovi-caprini provenienti dai due allevamenti dove sono state riscontrate le non conformità (insistenti in una fascia entro i 15 km dall’Ilva). Gli ulteriori dati raccolti in queste ultime settimane hanno ora consentito ora all’Istituto Zooprofilattico di Teramo di elaborare una relazione in cui si evidenzia la «chiara relazione tra i livelli di contaminazione riscontrati nei campioni di latte e latticini e la distanza dall’Ilva».
Insomma, una ulteriore conferma. Non solo. Ma emergerebbe chiaramente anche una «componente di autocorrelazione spaziale per la quale la fascia della contaminazione convoglia verso Nord, probabilmente imputabile alla direzione dei venti rilevata in corrispondenza dell’acciaieria».
Questi ultimi dati si posizionano chiaramente sui dati legati alla forte incidenza di patologie tumorali nella nostra zona, così come emerso dallo studio «Sentieri». Per questo anche le conclusioni ed i suggerimenti di cui quello studio è pieno, diventano gradualmente iniziative. A tappe forzate e senza troppo clamore. E’ solo di qualche settimana dopo - ed arriviamo dunque alla seconda metà di novembre - l’attivazione di un apposito Osservatorio che sta studiando in modo specifico un «Progetto di salute per Taranto». Verificherà come rendere operativo quello che consiglia lo studio «Sentieri» e quello che è scritto nell’Aia: il proseguimento dell’attività di sorveglianza epidemiologica della patologia oncologica, soprattutto in età pediatrica, alla luce dell’eccesso di casi di tumori infantili riscontrati nelle aree più inquinate di Taranto. Tale attività verrà svolta dall’Istituto superiore di sanità in collaborazione con il Registro Tumori Puglia-Asl Taranto, utilizzando le procedure di lavoro messe a punto nell’ambito del progetto collaborativo Iss-Associazione italiana dei Registri Tumori (Airtum) sull’incidenza dei tumori nei siti inquinati. C’è anche da concretizzare l’impegno e l’indicazione per un’ulteriore attenzione da riservare alla salute materno-infantile con controlli sulle donne in gravidanza e sui cordoni ombelicali per rilevare problemi fin dalla primissima infanzia.
Un incontro svoltosi un paio di settimane fa a Bari è servito a mettere a punto la piena condivisione da parte degli Enti territoriali quali Arpa Puglia, Asl e Ares ed Enti centrali come Ispra, degli indirizzi strategici e tecnici per monitorare, d’intesa con l’Istituto superiore di Sanità e l’Oms (Organizzazione mondiale di sanità), l’attuazione delle prescrizioni inserite nell’Aia. Il tutto - è stato evidenziato - deve tener conto ed intercettare anche le finalità del «Piano straordinario salute e ambiente» della Regione Puglia. Per intendersi quello che, in attuazione delle legge regionale 21 del 24 luglio scorso prevede la redazione di Rapporti di valutazione di danno sanitario, elemento per la prima volta introdotto in Italia.
Insomma, sembrerebbero davvero farsi concreti gli impegni assunti dalle istituzioni e sempre più stringenti le azioni per attuare quanto previsto. Si attendono ora anche misure in attuazione di quanto dice il «Progetto salute per Taranto», piano con cui, nel corso della sua recente visita a Taranto, il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha annunciato iniziative per la prevenzione e il potenziamento dell’assistenza sanitaria. Nello specifico - ed è quanto cita testualmente una nota stampa del ministero della Salute - sono previsti una campagna di screening costante per la prevenzione, un aumento dell’offerta di servizi sanitari nella zona in coordinamento con la Regione, la possibilità anche di aprire finestre ad hoc per Taranto nel piano di rientro regionale affinché non vi siano penalizzazioni per i cittadini e per le strutture sanitarie della zona. Ora ci si attenderebbe, dunque, una risposta più che concreta a fine dicembre, cioè al termine della fase di emergenza sanitaria in cui si sono dovuti fare i conti della spesa per conservare in servizio con proroghe di mese in mese solo un certo numero di addetti e non tutti gli assunti a tempo determinato (medici ed infermieri), nel tentativo di non mandare completamente all’aria il rispetto dei lea (Livelli essenziali di assistenza). In una Regione che ha dovuto fare severamente i conti con un Piano di rientro, in una Asl che ha subìto i tagli più feroci (risparmiata solo con la seconda fase del Piano di rientro) e con una pianta organica risalente a troppi anni addietro e del tutto insufficiente, con un alto indice di pensionamenti quest’anno (senza alcun turn-over), ed in una realtà provinciale in cui la vera emergenza è ambientale e sanitaria insieme, è fondamentale che i tarantini siano messi nelle condizioni di poter curare quei terribili mali di cui soffrono in tanti. E che possano soprattutto prevenire un destino che, sotto il profilo delle condizioni di salute, per molti versi non è ancora ben chiaro.