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Quando fu arrestato con sindaco e politici

Quando fu arrestato con sindaco e politici

 

Domenica 11 Novembre 2012, 19:36

03 Febbraio 2016, 01:55

Rocco Tavaglione, assassinato oggi a Peschici, era stato arrestato il 3 dicembre 2010 nell'ambito dell'opertazione "Clessidra", una inchiesta che di fatto decimò la giunta del comune di Peschici. Una complessa vicenda di appalti e presunte estorsioni che portò a 23 arresti ma ad altrettane rapide scarcerazioni. Tavaglione venne arrestato insieme al presidente della cooperativa "Omnibus" per conto della quale ancora oggi lavorava come guardiano del villaggio turistico.
Ecco dall'archivio della Gazzetta il resoconto di quella inchiesta

DALL'ARCHIVIO: ARTICOLO DEL GIORNO 4 DICEMBRE 2010: GLI ARRESTI
Parlare di terremoto politico è come scoprire l'acqua calda. Peschici, un paese che ieri mattina è stato svegliato dai suoni delle sirene delle macchine dei carabinieri del comando provinciale e della compagnia di Vico del Gargano, e il rombo dell'elicottero che sorvolava il centro abitato, la gente in strada a chiedersi come mai, cosa stesse succedendo. Una comunità che ancora non si rende conto dell'accaduto e che continua a domandarsi se tutto questo non sia un sogno, un brutto sogno.

Una giunta comunale decimata, ufficio tecnico e comando della polizia municipale quasi azzerati, questo il quadro che emerge dopo poche ore dal blitz dei militari dell'Arma. Il consiglio comunale di Peschici si insediò a maggio del 2008, un anno dopo il disastroso incendio del 27 luglio 2007. Domenico Vecera, 41 anni, sposato, l'uomo nuovo prestato alla politica, che, alla guida della lista civica "Per Peschici", ebbe la meglio sugli altri quattro candidati: Michelino Esposito "La nuova alba di Peschici", Matteo Mongelluzzi "Uniti per Peschici", Antonio Guerra " W Peschici", Antonio Scopece "Partito democratico".

Due anni e mezzo di amministrazione comunale nel corso dei quali non sono mancati confronti aspri con alcuni settori della minoranza, in particolare con il capogruppo di "Uniti per Peschici", Giuseppe Falcone, che in più occasioni accusò Vecera di "sete di potere", mascherando quello che per il consigliere era invece un dato di fatto: "La situazione finanziaria in cui versa Peschici sia colpa dell’opposizione, mentre il sindaco dimentica che le casse comunali hanno una sofferenza di oltre un milione di euro.

Il consigliere ricordava ancora i gravi ritardi nei pagamenti degli stipendi dei dipendenti comunali, infine, le preoccupanti difficoltà nell’effettuare pagamenti a fornitori e a imprese del Comune" Falcone sollecitava il primo cittadino a rendere pubbliche le parcelle di tutti i professionisti: geometri, architetti, avvocati, pagate dal Comune.

«Conflitto di interesse Il capogruppo più volte sottolineava anche il fatto che "Molti amministratori hanno situazioni di conflitti di interessi insormontabili"; inoltre, ricordava anche che il responsabile del servizio economico-finanziario, Filippa Napoleone - più volte aveva espresso parere negativo sulle delibere dell’amministrazione , evidenziando la cattiva gestione ed i numerosi sperperi di denaro pubblico.
Non a caso ci sono voci che danno per certa la revoca del suo incarico. Parole dure ma che sono nella logica del dibattito politico, anche se, alla luce dei fatti di oggi, potrebbero essere lette e pesate, in modo diverso, dagli inquirenti della procura lucerina che conducono le indagini.


DALL'ARCHIVIO: TUTTI I NOMI DEGLI ARRESTATI NEL BLITZ DEL 3 DICEMBRE 2010

Sono 23 le ordinanze di custodia cautelare (11 in carcere e 12 agli arresti domiciliari) firmate dal gip del Tribunale di Lucera Filomena Mari su richiesta del pubblico ministero Alessio Marangelli che ha coordinato le indagini dei carabinieri della caserma di Peschici e della compagnia di Vico del Gargano. Per l’esecuzione dei provvedimenti restrittivi a Peschici, Foggia, Vieste, Vico e Lucera sono stati impegnati 150 carabinieri.

Disposta la detenzione in carcere per Domenico Vecera, 41 anni, ex funzionario comunale, sindaco di Peschici; Michele Vecera, 59 anni, che nel comunicato dei carabinieri e nell’ordinanza di custodia cautelare viene indicato come assessore comunale ai lavori pubblici ed all’urbanistica, ma che nell’organigramma del Comune risulta avere la delega a ambiente, forestazione e politiche comunitarie; Giovanni Corso, 45 anni, consigliere comunale con delega a caccia, agricoltura e pesca; Massimo D’Adduzio, 56 anni, responsabile del terzo settore tecnico del Comune; Vincenzo Losito, 53 anni, comandante della polizia municipale peschiciana; Francesco Del Buono, 49 anni, di Foggia, imprenditore edile titolare della ditta «D.B.srl»; Rocco Caputo , 52 anni, imprenditore edile; Domenico Martella, 48 anni, imprenditore; Rocco Tavaglione, 46 anni, imprenditore; Giovanni De Nittis, 32 anni, imprenditore, presidente della cooperativa sociale «Omnibus» che sarebbe stata tra le ditte più favorite nell’assegnazione degli appalti; Emanuele De Nittis, 31 anni, imprenditore.

Disposti gli arresti domiciliari per Vincenzo Pio Verderame, 39 anni, agente della polizia municipale peschiciana; Emilio Costanzo, 36 anni, residente a Vieste, agente della polizia municipale peschiciana; Nicola Luciano Casalino, 59 anni, nato a Manfredonia e residente a Foggia, presidente della commissione abilitazione all’esercizio venatorio della provincia di Foggia; Pietroantonio Colasanto, 60 anni, di Lucera, segretario della commissione per l’abilitazione all’esercizio venetario della provincia di Foggia; Matteo Elia Tedeschi, 42, imprenditore; Michele Marino, 51 anni, preposto all’ufficio protocollo del Comune; Giovannino Vescia, 55 anni, dipendente comunale assegnato all’ufficio del terzo settore tecnico; Fabio De Pretis, 37 anni, di Vico del Gargano, avvocato; Antonio Elia Di Spaldro, 68 anni, di Vico, imprenditore; Sergio Lombardi, 51 anni, geometra; Libero Francesco Flaminio , 45 ammi, imprenditore edile; Antonio Flaminio, 40 anni, imprenditore edile. Oltre ai 23 indagati destinatari di provvedimenti di cattura, l’inchiesta della Procura lucerina conta altri 6 indagati a piede libero.

I 29 indiziati dell’operazione «Clessidra» sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione, tra cui la turbativa d’asta e la truffa ai danni di enti pubblici; falso; corruzione; turbativa d’asta; truffa ed estorsione. I fatti contestati vanno dal novembre del 2008 ad oggi. Il reato di associazione per delinquere viene contestato a 8 persone: sindaco, assessore, consigliere comunale Corso, architetto D’Adduzio e gli imprenditori Giovanni De Nittis, Del Buono, Caputo e Martella.

DALL'ARCHIVIO: I DIECI APPALTI CHE SECONDO LA PROCURA ERANO STATI PILOTATI
Sono dieci gli appalti e/o i presunti episodi criminosi al centro dell’inchiesta «Clessidra» di Procura lucerina e carabinieri che il 3 dicembre 2010 fa ha portato all’arresto di 23 persone (11 in carcere e 12 ai domiciliari) accusate a vario titolo di associazione per delinquere, turbativa d’asta, falso, corruzione, truffa, estorsione. Tra gli arrestati il sindaco Domenico Vecera, l’assessore Michele Vecera, il consigliere comunale Giovanni Corso, l’architetto Massimo D’Adduzio dell’ufficio tecnico comunale, vigili urbani e imprenditori.

Il primo appalto (D’Adduzio, Corso e l’imprenditore Matteo Tedeschi accusati di falso e corruzione) riguarda i lavori di sistemazione strade assegnati con procedura d’urgenza per un alluvione del novembre 2008 che per l’accusa non avvenne mai. Il secondo appalto (coinvolti sindaco, assessore, architetto e gli imprenditori Del Buono, Caputo, Martella e Giovanni De Nittis accusati di turbativa d’asta, truffa e corruzione) riguarda l’appalto da 350mila euro vinto dall’impresa di Del Buono per aggiustare le strade danneggiate dall’incendio del 2007: per l’accusa la gara fu pilotata per favorire l’impresa foggiana che poi subappaltò di fatto, ma illecitamente, i lavori a imprese locali: la corruzione sarebbe nell’assunzione di 13 persone indicate dagli amministratori.

Il terzo punto dell’inchiesta coinvolge ancora il consigliere comunale Corso, e con lui presidente e segretario della commissione d’esame per l’abilitazione all’esercizio venatorio (Luciano Casalino e Pietroantonio Colasanto) accusati di corruzione: due aspiranti cacciatori avrebbe regalato pesce e soldi per avere le domande prima dell’esame.

Il quarto appalto coinvolge D’Adduzio e tre vigili urbani (comandante Losito, i cigili Verderame e Costanzo) accusati di falso per i lavori di «taglio e sgombero di alberi pericolanti»: per l’accusa quei cedimenti non ci furono.

Il quinto capo d’accusa - estorsione - vede coinvolti gli imprenditori De Nittis e il manovale Tavaglione: avrebbero minacciato i titolari di una cooperativa di Cagnano Varano perchè non partecipassero ad un appalto a Peschici.

Il sesto capo d’accusa ruota sulla presunta turbativa della gara d’appalto per la fornitura triennale di gasolio in stabili comunali e vede coinvolti tra gli altri D’Adduzio, i dipendenti comunali Vescia e Marino, l’avv. De Pretis, l’imprenditore Di Spaldro: una delle turbative riguarderebbe le modalità di affissione della gara nell’albo pretorio del Comune, fatta in modo - dice l’accusa - da non poter essere intergralmente letta, evitando così la dovuta pubblicità.

Il settimo capo d’imputazione (D’Adduzio e il geometra Lombardi accusati di falso e turbativa d’asta) riguarda la presunta falsità della domanda del geometra che si dichiarava disponibile ad assumere incarichi di progettazione dei lavori: per l’accusa la domanda fu depositata da Lombardi quando gli uffici comunali erano chiusi; la turbativa consisterebbe nell’aver.allontanato eventuale persone interessate a incarichi di progettazione per riparare i danni a canali di scolo.

L’ottavo capo d’imputazione (D’Adduzio e i due imprenditori Flaminio indagati per corruzione, falso e truffa) riguarda i lavori di sistemazione di cunette stradali: si sarebbe attestato falsamente lo stato d’avanzamento dei lavori, con D’Adduzio che avrebbe ricevuto una mazzetta da Libero Flaminio. Il 9 punto d’accusa è relativo ai lavori di costruzione di loculi cimiteriali (indagati per turbativa d’asta anche sindaco e l’ingegnere Carlo Follieri, questi a piede libero) sul presupposto che l’appalto dovesse andare ad un’impresa vicina al professionista, anche se il gip - nel rigettare la richiesta d’arresto per Follieri - ha replicato che «la documentazione della gara d’appalto appare regolare».

Il decimo appalto (indagati per turbativa d’asta sindaco, D’Adduzio e Giovanni De Nittis) riguarda l’affidamento alla coop «Omnibus» di cui è presidente De Nittis dei lavori di pronto intervento, manutenzione, assistenza bagnanti e servizi estivi.


DALL'ARCHIVIO: BLITZ CLESSIDRA, IL 17/6/2011 STOP AL PROCESSO
Annullato il decreto di giudizio immediato per 22 imputati del blitz «Clessidra» tra cui il sindaco di Peschici: gli atti tornano alla Procura e i tempi per arrivare al processo si allungano. L’hanno deciso i giudici del Tribunale di Lucera nella prima udienza del processo, accogliendo un’eccezione presentata dall’avv. Raul Pellegrini (condivisa dal nutrito collegio difensivo) e dichiarando nullo il decreto del marzo scorso con cui il gip di Lucera accolse la richiesta della Procura di processo immediato, saltando quindi l’udienza preliminare.

In attesa di giudizio ci sono amministratori, dipendenti, tecnici comunali, imprenditori, vigili urbani, professionisti accusati a vario titolo di turbativa d’asta, corruzione, falso, truffa ed estorsione per presunti appalti pilotati al Comune di Peschici per favorire alcuni costruttori e amministratori comunale: gli imputati si dicono innocenti. Il blitz «Clessidra» di carabinieri e Procura lucerina scattò all’alba del 3 dicembre scorso con l’emissione di 23 ordinanze di custodia cautelare (11 in carcere, 12 ai domiciliari). Nel marzo scorso il gip accolse per 22 dei 23 imputati la richiesta di giudizio immediato avanzata dal pm, e fissò al 16 giugno la prima udienza del processo davanti al Tribunale di Lucera.

L’avv. Pellegrini, difensore di 3 dei 22 imputati, ieri mattina in apertura d’udienza ha eccepito la nullità del decreto firmato dal gip. Il pm chiese il giudizio immediato parlando di prova evidente - l’argomentazione difensiva - mentre il gip lo concesse perchè gli indagati erano ancora sottoposti a misure cautelari, quindi per una fattispecie diversa rispetto a quella sostenuta dal pm, il che comportava la nullità del decreto. Il pm Alessio Marangelli ha chiesto il rigetto dell’eccezione difensiva, sostenendo che la sua richiesta era basata anche sulla situazione «custodiale» degli imputati. Cosa significa la decisione dei giudici di annullare il decreto di giudizio immediato? Che gli atti tornano alla Procura che adesso dovrà chiudere le indagini; mandare il relativo avviso a tutti gli indagati; attendere 20 giorni per dar tempo per la presentazione di memorie difensive o richieste di ulteriori indagini; quindi chiedere il rinvio a giudizio, dopo di che spetterà al gup fissare la data dell’udienza preliminare per decidere chi mandare a processo: i tempi si allungano, e non di poco. E’ presumibile che la richiesta di rinvio a giudizio possa riguardare anche altri imputati.

I 22 imputati per i quali fu disposto il giudizio immediato sono il sindaco Domenico Vecera; l’assessore Michele Vecera; il responsabile dell’ufficio tecnico Massimo D’Adduzio; il consigliere comunale Giovanni Corso; il comandante della polizia municipale Vincenzo Losito; gli imprenditori Francesco Del Buono, Rocco Caputo, Domenico Martella, Giovanni De Nittis, Emanuele De Nittis, Matteo Elia Tedeschi, Antonio Elia Di Spaldro, Libero Francesco Flaminio, Antonio Flaminio; i vigili urbani Vincenzo Pio Verderame e Emilio Costanzo; presidente e segretario della commissione per l’abilitazione all’esercizio venatorio della Provincia Nicola Casalino e Pietroantonio Colasanto; i dipendenti comunali Michele Marino e Giovannino Vescia; l’avvocato Fabio De Pretis; il geometra Sergio Lombardi. Gli imputati si dicono innocenti.
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