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Carenza Bari, in 56 verso la cassa integrazione

Carenza Bari, in 56 verso la cassa integrazione

 

Mercoledì 23 Maggio 2012, 10:44

03 Febbraio 2016, 01:00

di MANLIO TRIGGIANI

Dipendenti verso la cassa integrazione alla ditta Carenza, concessionaria storica della Opel, dove lavorano 56 persone fra tecnici (38) e personale amministrativo (18).

La decisione sarà presa nei dettagli lunedì 28, quando il consiglio d’amministrazione si riunirà per discutere della crisi che sta attanagliando l’azienda da mesi.

Una situazione difficile causata da una crisi di liquidità per la quale i dipendenti non hanno ricevuto l’ultimo stipendio e metà di quello precedente. Da due anni circa sono in contratto di solidarietà.

E le prospettive per le prossime settimane non sono rosee anche perché la casa madre ha chiesto una ricapitalizzazione di oltre un milione di euro che l’azienda non è in grado di garantire nell’immediato.

«I lavoratori da alcuni mesi sono in contratto di solidarietà - ricorda il legale dell’azienda, l’avvocato Marco De Feo - adesso è maggiore la crisi di liquidità e il settore delle auto è in crisi, una crisi che sta colpendo tutti. Per questo, nella prossima riunione del consiglio d’amministrazione si richiederà la cassa integrazione. I dettagli saranno studiati in quella riunione. Negli ultimi due anni i lavoratori sono stati in contratto di solidarietà ma la situazione adesso richiede nuove iniziative».

Una realtà resa difficile anche dalla stretta creditizia, visto che l’azienda, solo per l’esposizione bancaria, deve versare circa 50mila euro ogni mese.

«Noi abbiamo fatto un investimento importante su un nuovo capannone che ci è costato tre milioni di euro - dice uno dei titolari della Carenza Concessionaria Opel, Antonio Carenza - proprio in un periodo che si è rivelato sbagliato, nel 2006-2008. Proprio nel 2008 è cominciata la crisi delle auto e le previsioni per il futuro non sono confortanti. Contiamo di fare richiesta di cassa integrazione ma nella riunione del cda metteremo a punto ogni cosa. Adesso abbiamo una mensilità scoperta e quasi saldata la parte di un’altra. Ma ciò che per noi è stato destabilizzante è la richiesta di ricapitalizzazione chiesta dalla Opel, in un periodo di crisi di liquidità. Abbiamo messo in vendita due immobili, ma al momento anche il mercato immobiliare è fermo e non li abbiamo venduti. Per l’officina abbiamo previsto un piano di rilancio».

L’officina, che garantisce l’assistenza ai clienti, è importante nel definire il fatturato finale, e sta compensando, anche se in parte limitata, i mancati introiti.

Insomma, è la storia di un’azienda sana, che ha fatto negli ultimi anni investimenti e che si trova a dover affrontare una crisi di vendite generalizzata, una stretta creditizia, la richiesta, da parte della Opel, di ricapitalizzare.
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