
A Primavalle, dal dopoguerra ma in particolare negli anni Settanta, si respira tutta la differenza tra la borgata popolare e la 'Roma bene'. La strage è indice anche del clima di quegli anni, in un contesto che è tra i più degradati della capitale. Il fuoco è appiccato da una tanica di benzina mista a catrame riversata sotto l'uscio di casa Mattei, un appartamento di 60 mq. All'interno si trova l'intera famiglia: Anna e Mario Mattei e i loro sei figli.
Silvia e Lucia Mattei si mettono in salvo saltando dalla finestra, mentre la mamma riesce a lasciare l'appartamento passando attraverso la porta d'ingresso in fiamme (grazie all'intervento del vicino di casa, Perchi, anch'egli ferito nell'incendio). Anna Mattei può però portare con sè solo i due bambini più piccoli, Antonella e Giampaolo, mentre Mario si mette in salvo lanciandosi dal balcone.
Intrappolati, Stefano e Virgilio, riescono ad arrivare a una finestra e chiedono aiuto. Virgilio, il più grande, arriva a sporgersi. Alcune foto raccapriccianti dell'epoca lo ritraggono completamente annerito, con il volto già devastato dalle fiamme mentre cerca di gridare aiuto. Stefano, 8 anni, non arriva neanche al davanzale, e non si vede se non quando si aggrappa al fratello per respirare inutilmente una boccata d'aria nel fumo che li divora. I vigili del fuoco li trovano morti, abbracciati sotto la finestra.
Per quell'orrendo duplice delitto furono condannati a 18 anni Achille Lollo, Marino Clavo e Manlio Grillo. Una condanna che i tre non hanno mai scontato perchè nel frattempo sono fuggiti all'estero. Dal 29 gennaio 2004 la condanna è caduta in prescrizione. Lollo, il più noto di loro, figlio di un alto dirigente di una multinazionale farmaceutica, riesce a fuggire in Svizzera; poi, passando per l'Angola, si rifugia in Brasile, paese di cui ormai da 18 anni è cittadino.
La procura di Roma ha di recente iscritto nel registro degli indagati per il reato di strage anche Elisabetta Lecco, Diana Perrone e Paolo Gaeta, gli ex militanti di Potere Operaio, i cui nomi sono stati fatti proprio da Lollo in una clamorosa intervista rilasciata al 'Corriere della Sera' il 10 febbraio scorso.
In un dossier curato dall'Associazione Fratelli Mattei, «Processo a porte aperte. Strage di Primavalle 1973-2005: 32 anni di controinformazione», il deputato di An, Enzo Fragalà, ha scritto: «Documenti che dimostrano come la vicenda di Primavalle fosse inserita in una strategia ben precisa e più ampia, che coltivava quei metodi come prassi rivoluzionaria, ce ne sono a iosa. I verbali delle confessioni rese, ad esempio, da Carlo Fioroni sono affastellati in Commissione Mitrokhin, pronti per essere messi sotto il naso di chi nega quest'evidenza. In realtà c'è molto e molto di più».
Secondo l'esponente di An, «quello che è certo, comunque, è che anche questa parte della strategia negazionista nel processo per la strage di Primavalle raggiunse perfettamente i suoi scopi, tant'è che Achille Lollo fu assolto in primo grado e potè festeggiare nella sua villa di Fregene, attorniato da un nugolo di intellettuali fra i quali spiccava Alberto Moravia, prima di darsi definitivamente alla latitanza durata sostanzialmente fino ad oggi».