TARANTO - Di lei aveva parlato anche Dagospia, il sito del gossip nazionale. «Ivano Russo, uno dei principali testimoni del caso Sarah Scazzi si è innamorato... ». E «lei», Virginia Coppola, la fidanzata che da quel momento non ha mai mollato il giovane ventisettenne del quale Sabrina si era innamorata, per tutta la giornata ha coccolato Ivano, con sms e con le telefonate: «Non ti preoccupare, stai sereno, io sto qui con te».
Virginia, assicuratrice e catechista, qualche anno più di Ivano, ha pregato anche Angela Cimino, chiusa nella stanza dei testimoni, di sostenere il suo fidanzato: Angela, per favore, fortifica Ivano, digli che deve stare tranquillo. Doveva essere la giornata del confronto ravvicinato tra Sabrina e Ivano. La difesa della cugina di Sarah era stata abile nel convincere la Corte a consentire a lei e alla madre Cosima di poter uscire dalla gabbia e stare vicino agli avvocati, a ridosso dei testimoni. Tutto era stato preparato perché Sabrina potesse guardare negli occhi Ivano: forse per sfidarlo, oppure per scongiurarlo con lo sguardo. Invece, alle 17.20 la sorpresa: il presidente della Corte, Cesarina Trunfio, dopo aver consultato procura e difesa, ha deciso il rinvio. Per Ivano tutto è slittato al 31 gennaio. Sabrina ha potuto lanciargli solo uno sguardo fugace, mentre il giovane, entrato nell’aula e vicino alla gabbia, ascoltava le parole della Trunfio.
Virginia conosce un po’ tutte le persone che si sono occupate della morte di Sarah, dagli avvocati ai giornalisti. E sa destreggiarsi bene tra di loro. Dalla mattina è seduta tra il pubblico insieme alla sorella Antonella. «Da quando stiamo insieme Ivano non ha mai più rilasciato interviste» dice sicura. Nel circo dei media il giovane, che secondo la procura è stato al centro di un conflitto di passioni tra Sabrina e Sarah, tanto da essere considerato la causa scatenante di una rabbia omicida, ci era finito in pieno. Lei, Virginia, è apparsa nel momento cruciale. «Io ho provato subito un sentimento profondo - rivela -, ma prima di decidere di stare con lui, l’ho messo sotto: gli ho chiesto tutto, di Sabrina, di Sarah, gli ho chiesto di essere sincero e la verità anche sui piccoli dettagli». Ivano ha rischiato grosso. Si era sparsa la voce di un suo possibile arresto, di risposte contraddittorie alle domande degli inquirenti, di lacune irrisolte. Poi pian piano ha acquistato credibilità.
«Tradito», «deluso», «preso in giro» da Sabrina, erano le frasi ricorrenti sulla sua bocca. «Io Sarah l’ho cercata dal primo giorno - sottolinea Virginia -; insieme ai volontari ho setacciato la campagna, sono andata anche in contrada Mosca, ho visto il casolare, l’albero di fico, ma il pozzo non l’ho visto, era difficile scovarlo. Per Sarah abbiamo pianto e piangiamo ancora adesso, per questo a Ivano ho detto: tu devi dirmi tutto quello che sai, per me la legge viene prima di tutto». Virginia è un tipo che sa affrontare gli ostacoli. Si dice che sia lei a dettare la linea. E la linea è: «Dalla parte di Sarah», se è stata Sabrina a ucciderla, è bene che resti in carcere e che paghi, senza sconti. La vive come una sorta di missione, un impegno che si sente di dover portare avanti, fino in fondo; e se la sorte ha voluto che Ivano si rifugiasse tra le sue braccia, un motivo ci deve pur essere. Stefania De Luca, prima, e Angela Cimino poi, hanno aperto la danza dei testimoni. Virginia le ha seguite parola per parola, senza perdersi neanche un passaggio. Stefania ha raccontato nuovamente la tristezza di Sarah al pub la sera del 25 agosto 2010, la reazione di Sabrina dopo un litigio con Ivano («E’ finita, è finita, non ci stiamo più parlando... »). E poi i colloqui con la stessa Sabrina, ora evasivi ora misteriosi. Soprattutto, quando le testimonianze mettono a fuoco i rapporti tra Sabrina e Ivano, tra Ivano e le altre amiche, inclusa la stessa Angela, Virginia si fa più attenta, cerca di percepire fatti nuovi, piccoli elementi in grado di gettare nuova luce sulla catena dei fatti. Amori che muoiono, amori che nascono, innamoramementi veri o fasulli, parole che sembrano aprire storie di sesso e che si stemperano nel pudore: è u n’altra storia rispetto al processo, in disparte rispetto ai richiami del giudizio, ma inevitabile e rivelatrice per inquadrare i personaggi che affollano l’aula.
















