Dalle informative che la Digos deposita ai Pm di Napoli emerge infatti lo spaccato del Tarantini imprenditore che, dopo aver abbandonato le forniture sanitarie, ha ancora contatti all’interno della Regione. Gli investigatori riassumono così una telefonata del 30 giugno scorso: «Gianpaolo dice che oggi ha incontrato Dante il quale gli ha riferito che nella delibera dei fondi che avevano stanziato ha saputo che i fondi non ci sono più, e gli ha riferito che Raffaele ha lui i fondi Fas per cui gli hanno dato la delega. Su come mai non li può fare lui anche perché sono previsti nel bilancio della Regione, Valter dice che bisogna fare una nota precisa su questa cosa un appunto in cui si dice: i fondi Fas sono in questo capitolo del bilancio della Regione».
Il 16 giugno a Roma si è firmata l’intesa tra il presidente della Puglia Vendola e il governo sulle grandi opere («la delibera dei fondi»). E il «Raffaele» che «ha lui i fondi Fas per cui gli hanno dato la delega» potrebbe essere il ministro Fitto, con cui - lo hanno documentato le inchieste baresi - Tarantini cerca più volte (e invano) un contatto diretto. Che però la conversazione riguardi un appalto, è fuori di dubbio. «Gianpaolo - proseguono gli investigatori - dice che non ha il numero della delibera, Valter gli dice che se lo fa dare da Dante e anche tutta la storia dei fondi alla Regione e dei termini per non farli scadere, e se dovessero mancare le notizie tecniche se le fanno dare da Gianfilippo della Regione». Nella stessa conversazione i due parlano anche di «quell'altra cosa dell'Eni», qualcosa che sembra interessare soprattutto a Lavitola: «Gianpaolo risponde che quello gli ha detto entro la fine di giugno e di aspettare per la settimana prossima per chiamarlo».
Le inchieste baresi sulla sanità hanno sempre evidenziato questa attrazione di Tarantini verso i grandi appalti, e il suo interesse - ingenuo - sui fondi destinati alle infrastrutture. In un verbale del 2010, l’ex vicepresidente della giunta Sandro Frisullo racconta che quando nel 2008 la Regione Puglia ha un problema per il blocco dei Fas, Tarantini si propone di mediare con Berlusconi: «Non ti preoccupare Sandro - gli avrebbe detto - se hai problemi, ti posso far parlare direttamente con Berlusconi anche scavalcando il ministro Raffaele Fitto». Per lo stesso motivo, Tarantini si reinventa lobbysta: apre una società, «Gc Consulting», e stipula una consulenza da 150mila euro con l’imprenditore barese Enrico Intini: «Siccome all’epoca - mette a verbale Gianpi - stavamo lavorando bene su Finmeccanica, ero convinto che tali rapporti mi avrebbero garantito per quella somma e che, inoltre, avrei avuto altro danaro attraverso le commesse che avrebbe avuto la sua società (di Intini, ndr)».
Ma adesso, tre anni dopo, Tarantini è un uomo diverso. Ansioso, per la «bomba» delle escort che sta per scoppiare. Frustrato, perché ha perso il suo rapporto con Berlusconi («Teneva il rapporto solo per le fighe», dice Lavitola alla moglie Nicla Devenuto) e per i debiti che lo opprimono e che lo costringono a chiedere denaro a Lavitola per mantenere la famiglia, il fratello e la madre. Lavitola però a un certo punto sbotta: «Noi quando abbiamo fatto la casa abbiamo detto che toglievamo mille euro al mese per la casa e non l’abbiamo fatto».
m. s.