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Storia di Totuccio Contorno

Storia di Totuccio Contorno

 

Giovedì 02 Dicembre 2004, 18:39

02 Febbraio 2016, 19:08

PALERMO - «Coriolano della Floresta», come era soprannominato Totuccio Contorno, 58 anni, uno dei pentiti storici della Mafia, fu iniziato a Cosa Nostra nel 1975, entrando a fare parte della famiglia di Santa Maria di Gesù.
Di professione macellaio, si occupò di contrabbando di sigarette e poi di droga, con i cugini Grado. Negli anni Settanta fu mandato in soggiorno obbligato in provincia di Verona. Dopo una condanna a ventisei anni in contumacia per il sequestro di un industriale, visse la latitanza a Palermo.
Fedelissimo di Stefano Bontade, il 25 luglio 1981 scampò ad uno spettacolare attentato tesogli dai clan rivali a Brancaccio. Divenne un informatore di Ninni Cassarà che lo chiamava, in codice, «Prima Luce».
Quando Bontade fu ucciso nel 1981, nella guerra scatenata dai corleonesi per la presa del potere all'interno dell'organizzazione criminale, fuggì dalla Sicilia con moglie, figlio e suoceri. Per tentare di rintracciarlo e poterlo quindi uccidere, i sicari della mafia torturarono ed uccisero a decine parenti e amici. Venne poi arrestato il 23 marzo del 1982 a Roma, mentre studiava il piano per ammazzare Pippo Calò e vendicare così i suoi congiunti trucidati. Nell'ottobre del 1984 cominciò a collaborare con il giudice Giovanni Falcone, dopo aver chiesto il 'permessò a Tommaso Buscetta e le sue dichiarazioni furono incrociate proprio con quelle del "principe" dei pentiti. Nel 1987, alla conclusione del maxiprocesso, fu condannato a sei anni. Dopo la testimonianza al processo per la Pizza Connection, la giustizia americana gli concesse lo status di collaboratore.
Nella Primavera dell'89 fu catturato dagli agenti italiani in una villetta di Altavilla Milicia (Palermo), insieme al cugino Gaetano Grado. Il boss giustificò la sua improvvisa fuga dagli Usa e il ritorno in Sicilia con la necessità di incontrare parenti e amici sopravvissuti alle faide per farsi dare denaro e vivere senza tornare a delinquere. Fu poi trasferito in segreto in un paesino del Lazio, ma individuato da affiliati di Cosa Nostra che tentarono di ucciderlo. Due pentiti, Tony Calvaruso e Pietro Romeo, hanno raccontato che Contorno è stato scoperto dagli uomini di Bagarella mentre pedinavano un trafficante di droga romano con il quale il boss era in contatto per affari. Nel gennaio del '97 Contorno, coinvolto in un traffico di stupefacenti, è stato condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione.
«Sebbene il mio cliente non faccia parte del programma di protezione - ha commentato l'avvocato Luigi Li Gotti - ha sempre proseguito la collaborazione con la giustizia». Contorno infatti non ha mai smesso di deporre nei processi e nei maxiprocessi che sono arrivati dopo le stragi: «Agrigento», «Tempesta», «Agate». Nel programma di protezione ci sarebbe entrato dopo. E a Palermo si sarebbe ripresa la scena il 3 luglio del 2003, come testimone al processo Dell'Utri.
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