Delle “pressioni processuali” ha parlato l’avvocato del Comune di Bari, Renato Verna, nel corso dell’udienza per l'incidente di esecuzione, che ieri si è concluso con la decisione del giudice di restituire i suoli su cui sorgeva Punta Perotti alle tre imprese costruttrici. A seguito dei rilievi mossi dal legale del Comune, il giudice ha trasmesso gli atti alla procura generale presso la Corte d’appello di Bari. Il procuratore generale di Bari, Antonio Pizzi, esaminerà il caso il 18 novembre prossimo, al suo ritorno in ufficio. Toccherà al pg valutare l’eventuale trasmissione degli atti alla procura di Lecce, competente a trattare procedimenti in cui sono coinvolti magistrati in servizio presso la Corte d’appello di Bari.
La lettera a cui fa riferimento Marzano, e forse anche Verna, è datata 19 febbraio 2001 ed è a firma del procuratore Marzano e dei pm inquirenti Roberto Rossi e Ciro Angelillis. Con la missiva i magistrati, oltre a trasmettere al sindaco dell’epoca, Simeone Di Cagno Abbrescia, il dispositivo della sentenza della Cassazione del 29 gennaio 2001, che disponeva la confisca dei suoli e la loro acquisizione nel patrimonio comunale, invitavano il primo cittadino a provvedere anche “alla demolizione delle opere”.
Nell’ordinanza di revoca della confisca dei suoli il gup di Bari Antonio Lovecchio chiede alla Procura generale di valutare presunte pressioni esercitate dalla Procura per la demolizione dei palazzi. Lovecchio riporta anche il resoconto stenotipico dell’intervento di Verna in udienza. Dice testualmente il legale del Comune: “Abbiamo demolito e qui abbiamo subito una pressione notevole anche da parte di organi giudiziari. Però corretta. Sia chiaro”.
E aggiunge: “Abbiamo subito pressioni di carattere processuale. Non minacce”. “La trasmissione degli atti al procuratore generale – scrive Lovecchio – è quindi un atto dovuto al fine di chiarire gli esatti termini delle pressioni sotto ogni profilo”.