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La notte di Melpignano: numeri, voci, protagonisti della «Taranta»

La notte di Melpignano: numeri, voci, protagonisti della «Taranta»

 

Sabato 28 Agosto 2010, 09:40

02 Febbraio 2016, 22:13

di GLORIA INDENNITATE 

Picchia duro il sole di Melpignano nell’agorà dell’ex convento degli Agostiniani. Brucia sulla pelle e mozza il respiro mentre quindici tecnici, fra italiani e stranieri, sono al lavoro sui 34,83 metri di lunghezza del palcoscenico, per 18,63 di profondità, si inerpicano sui 14,25 metri di altezza (altrettanta la lunghezza) e curano la novità delle tre pedane che accoglieranno le danze sufi e della pizzica. Qui, a trenta chilometri a sud di Lecce ed a quarantacinque dal finis terrae di Leuca, tutto è pronto per l’eve n t o guidato dal maestro Ludovico Einaudi, «principe sabaudo» che in queste settimane di lavoro ha tratto – testuale - «energia e carica dal profumo degli ulivi mentre al mattino mi facevo la doccia fuori dalla mia casa salentina». «Chissà – aggiunge sorridendo – sarà questo ragno...».

Già, quel ragno simbolo della Notte della Taranta modellato in argento da artigiani leccesi e di cui gli vien fatto dono nella canicola della mediateca «Peppino Impastato» del piccolo centro griko, al suo debutto ufficiale in qualità di sede della Fondazione presieduta da Massimo Bray. Ieri, conferenza stampa che precede il concertone della tredicesima edizione del festival, tappa finale delle tante che hanno toccato i paesi della Grecìa e poi Galatina – mistica «urbe» del tarantismo di «Santu Paulu» -, Cursi e Alessano che fa parte dell’Istituto «Carpitella» (fra gli organizzatori del festival). Il concertone 2010 sarà dedicato, come ha sottolineato Sergio Torsello, direttore artistico del festival, al neritino Luigi Stifani, barbiere di professione, violinista terapeuta della pizzica per passione, collaboratore di Ernesto De Martino, scomparso dieci anni fa. La musica del ragno – come è accaduto di recente con il cinema (Mine vaganti o Cineporto leccese docet) – pare abbia unito la politica, stante le parole «ecumeniche» pronunciate dal governatore Nichi Vendola, abbronzatissimo e reduce dai festeggiamenti salentini del suo 52esimo compleanno, e dal presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone. «È un evento che ha segnato inequivocabilmente l’estate salentina – ha detto quest’ultimo – segnata da un’eplosione particolare di gente accorsa alle tappe del festival. Abbiamo fatto sistema, al di là delle appartenenze e questa terra sta mostrando grande forza di coesione». 

Sulla cultura come motore di sviluppo in tempi di crisi si è soffermato Vendola e questo lembo di Puglia, sorta di «metaregione», ha dimostrato di saper investire su industria della creatività, memoria, paesaggio, «in una mescolanza di linguaggi che si modulano nel solco tracciato da Vittorio Bodini, Carmelo Bene, don Tonino Bello, figure grandi perché, attaccate al territorio, hanno raggiunto cieli cosmopoliti». 
Presenti numerosi sindaci dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina e Ivan Stomeo alla sua prima Taranta da sindaco di Melpignano, che calamiterà i prevedibili 100mila pizzicati provenienti da tutta Italia, e non solo. Una tonica boccata d’ossig eno per il movimento turistico che registra un trend positivo del cinque per cento di arrivi collocando la Puglia al primo posto fra le destinazioni preferite dai vacanzieri (fonte Apt di Lecce). 

Alla sua prima Taranta come ex sindaco di Melpignano, Sergio Blasi, ideatore della manifestazione, è consigliere della Fondazione. «In cinque giorni, dal 17 al 22 agosto – ha spiegato - sono state scaricate 2.700 applicazioni su I-Pad, sono stati 91mila i contatti sul nostro sito e sfogliate 881.603 pagine». Cifre che, comunque le si vogliano valutare, danno il segno dell’interesse mediatico che gravita attorno alla manifestazione. E vanno aggiunti gli articoli pubblicati dalla stampa estera («Wall Street Journal», «Le Monde»), italiana (62) e regionale (150), inclusi quelli di «Famiglia Cristiana » e dell’«Osservatore romano». 

Einaudi, pur nell’inossidabile aplomb, non nasconde l’emozione: ha edificato il suo «palazzo sonoro» di ascendenza minimalista con grande rigore, «senza voler insegnare nulla a nessuno». 
Durante il concertone gli saranno accanto oltre venti tra musicisti (tamburelli, percussioni, batteria, fiati, chitarre, mandola violini, viola, violoncello, organetto e fisarmonica), l’inseparabile pianoforte nero e il salentino Mauro Durante, tamburellista, violinista e suo assistente musicale. Brani della tradizione salentina vedranno impegnati la regina del fado portoghese Dulce Pontes, l’ar tista greca Savina Yannatou («sono felice di cantare con voci grike che hanno radici comuni con la mia terra»), il pirotecnico dj turco Mercan Dede e le sue tensioni sufi cui faranno da sponda i Secret Tribe. Quindi, lo strumentista africano Ballakè Sissoko, proveniente da una famiglia di griot del Mali, virtuoso della kora (una grande arpa etnica) e in coloratissimi abiti da cerimonia ci saranno Les Tambours du Burundi, gli sfrenati ritmi zingari dei rumeni Taraf de Haidouks, il maestro Mimmo Epifani alla mandola e torneranno sul palco della Notte Claudio Giagnotti «Cavallo» ed i Sud Sound System che hanno letteralmente fatto ammattire Einaudi parlandogli in dialetto salentino. 

Tre le appendici di danza in una fusione di tradizione pizzicata salentina, con esponenti di spicco come Maristella Martella, e atmosfere d’Oriente con la danzatrice sufi turca Su Gunes Mihladiz. Alle 19.30 di stasera prenderà inizio il prologo del concertone: aprirà il poeta Pierluigi Mele, subito dopo sul palco Joe Petrosino & Rockammorra Band, vincitori del concorso Note per la Notte, i cantori sponganesi dei Menamenamò, guidati da Luigi Mengoli, e l’ottantaduenne «albero di canto» Uccio Aloisi. Prima dell’Orchestra, festa in famiglia per il Canzoniere Grecanico Salentino, condotto per 35 anni da Daniele Durante e poi dal figlio Mauro. Alle 22.30 via al concertone. Il festival costa in tutto 798mila euro e della notte monstre fanno parte tre maxischermi, cento teste mobili, 80 fari, 40 monitor, 150 microfoni, si esibiscono 80 artisti e 80mila le watt dell’impianto. Dodicimila i litri d’acqua per dissetare i tarantati e 10 i chilometri di cavi. Finito? Macché: in Salento c’è Benigni. Il «piccolo diavolo» farà un salto nella spianata dei pizzicati? Chissà.
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