Ma l’attenzione degli investigatori della Dia si concentra anche sull’importazione irregolare delle merci, sul contrabbando, sulle violazioni doganali e sull’introduzione di merce contraffatta, reati saldamente detenuti dalla mafia cinese. Un’ampia gamma di prodotti non solo tessili ma tecnologici biomedicali ed alimnetari entra nel Paese e finisce in circuiti commerciali paralleli, talvolta anche ufficiali, creando notevoli rischi per la sicurezza e potenzialmente per la salute dei consumatori. La Dia è convinta che nessuna regione italiana sia realmente «immune dal fenomeno delle Triadi», ma si concentra in modo particolare sui cosiddetti luoghi di ingresso, dove attraccano le navi porta container, il porto di Taranto ad esempio.
Il business imbastito dalle Triadi è milionario. Le stesse organizzazioni mafiose cinesi stanno cambiando pelle, dando vita a gruppi criminali di tipo orizzonale non strutturati o comunque semistrutturati a livello familiare allargato che costituiscono un network di imprese in grado di operare su più territori nazionali.
















