BARI - «La riduzione delle indennità è un appuntamento ineludibile al quale non possiamo sottrarci, ma è necessario individuare i criteri». La Conferenza dei presidenti dei consigli regionali, riunita ieri a Roma per la prima assemblea plenaria dopo le elezioni, lancia un sgenale chiaro sulla riduzione dei costi della politica, preannunciato dal neo-presidente del Consiglio pugliese Onofrio Introna all’atto del suo insediamento. E in Puglia le coalizioni consiliari fanno a gara nel muoversi, presentando subito le proposte di legge per la riduzione del numero dei consiglieri.
Ieri, infatti, il gruppo regionale del Pd guidato da Antonio Decaro ha presentato la pdl con cui ridurre da 70 a 50 il numero dei consiglieri regionali. Con il capogruppo, primo firmatario è il segretario e consigliere regionale, Sergio Blasi, che rivendica la velocità con cui i Democratici, appena insediato il Consiglio, hanno inagurato la nuova legislatura. «In un tempo di crisi come questo - sottolinea Blasi - tale proposta è in assoluta coerenza con gli impegni presi in campagna elettorale». «Risparmieremo almeno 25 milioni di euro - spiega Decaro - riducendo il numero dei consiglieri. Abbiamo chiaro il quadro generale di crisi economica e sociale, ed è per questo che non intendiamo perdere altro tempo. Occorre una modifica dello Statuto ma anche - e sarà la nostra prossima proposta - della legge elettorale per creare, alle donne che intendano candidarsi le condizioni migliori di agibilità politica».
Il Pdl, intanto, non vuole rinunciare al traguardo e chiede che venga subito messa all’ordine del giorno della prima seduta utile la proposta di legge sottoscritta da tutti i gruppi dell’opposizione di centrodestra presentata il 30 aprile scorso e che prevede la riduzione del numero dei consiglieri da 70 a 50 ma anche il limite massimo di due assessori esterni per la giunta. La proposta è stata depositata ieri e il capogruppo Rocco Palese non manca di sottolineare la «fiera della demagogia» inscenata dalla maggioranza «alla faccia della legislatura di dialogo, collaborazione, confronto e convergenza auspicata solo a parole». Nella scorsa legislatura - ricorda Palese - «depositammo analoga proposta addirittura a novembre del 2005, in campagna elettorale abbiamo inserito la riduzione da 70 a 50 nel nostro programma e in questa legislatura l’abbiamo ripresentata per primi, il 30 aprile scorso, sottoscritta da tutti i gruppi di opposizione. Evidentemente il Pd non intende passare agli occhi dell’opinione pubblica per quello che si accoda firmando la nostra proposta di legge, ma preferisce passare per il partito che “copia” e ne presenta una tutta sua».
In realtà anche il Pd, nel 2007, aveva presentato una proposta di legge in tal senso (primo firmatario Luciano Mineo) ma, analogamente a quella del 2005 presentata da Gianfranco Chiarelli, era rimasta nei cassetti della Regione.
Nel Pd intanto, continuano i mal di pancia per gli assetti istituzionali concordati nella riunione di lunedì scorso. Donato Pentassuglia (destinato insieme a Dino Marino e Franco Ognissanti a presidere una delle tre commissioni consiliari spettanti al Pd) ha deciso di rifiutare l’incarico, in rotta con le scelte del partito sulla vicepresidenza e il capogruppo perché penalizzerebbero la provincia di Taranto (rappresentata alle funzioni apicali solo dall’assessore Pelillo in giunta). Uguale lamentela arriva dal consigliere regionale Ruggiero Mennea e riguarda la sesta provincia. «La Bat non interessa al Pd. Il nostro territorio - ha detto in conferenza stampa - oggi è orfano. Il nostro partito ci ha ignorato e ci ignora». Mennea aveva minacciato di disertare la prima riunione in Aula di giovedì, ma è stato un colloquio con Vendola ad indurlo a partecipare: «il presidente della Regione è stato l’unico a farsi carico delle ragioni del mio territorio» spiega. Non una rottura con i vertici del partito, dunque, ma «la rivendicazione di pari dignità con le altre province».