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Il precedente: il dibattuto «caso Welby»

 

Lunedì 16 Novembre 2009, 08:48

02 Febbraio 2016, 21:00

Piergiorgio Welby nasce il 26 dicembre del 1945. A soli 16 anni scopre di essere affetto da distrofia muscolare in forma progressiva. La malattia, progredendo, gli impedisce di parlare, di compiere movimenti e lo costringe, nello stadio finale, a stare immobile su un letto, sempre a mente lucida. 
Negli anni ‘80 le sue condizioni peggiorano. In quegli anni incontra colei che diviene sua moglie, Wilhelmine Scheff detta Mina. E’ proprio quest’ultima che nel luglio ‘97, chiama i soccorsi in seguito ad una crisi respiratoria di Welby, il quale, per sopravvivere, viene attaccato ad un respiratore automatico in seguito ad una tracheotomia. Questa condizione lo spinge a chiedere più volte che gli venga «staccata la spina». 

Il 20 dicembre 2006 Welby, secondo la sua volontà, è stato sedato e gli è stato staccato il respiratore. Il dott. Mario Riccio, anestesista, ha confermato di averlo aiutato a morire. Il medico viene imputato per l’omicidio del consenziente, ma il 23 luglio 2007 viene prosciolto perché il fatto non costituisce reato.

Il Vicariato di Roma non ha concesso a Welby la funzione secondo il rito religioso come nei desideri della moglie cattolica.
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