ROMA - Fabrizio Quattrocchi, 35 anni, ex panettiere con la passione delle arti marziali, era in Iraq da circa cinque mesi, quando è stato rapito e poi, il 14 aprile scorso, ucciso. Il suo compito era quello di proteggere una o più persone che avevano contattato la società genovese per la quale lavorava e il suo obiettivo guadagnare i soldi necessari per comprarsi casa e metter su famiglia.
Siciliano di origine, ma genovese di adozione, viveva a Genova, con la famiglia e la fidanzata. Aveva fatto il servizio militare in fanteria a Como, poi, ceduto il panificio del padre, aveva scelto di collaborare con la Ibsa, la società di «investigazioni, bonifica, servizi di sicurezza e allarmi» per la quale era andato in Iraq. Alla società era stato chiesto di fornire personale capace di addestrare altri all'uso delle armi e di garantire un servizio di guardia del corpo e di vigilanza agli oleodotti. E a Quattrocchi, in particolare, era stato chiesto di occuparsi della sicurezza di una persona.
A Genova ha collaborato con agenzie specializzate come addetto alla sicurezza nei locali notturni o come guardia del corpo, dopo aver seguito corsi di addestramento specializzati. Poi, ai primi di dicembre è stato contattato per il lavoro in Iraq e ha accettato anche per le buone prospettive di guadagno. Il suo obiettivo, come hanno raccontato i parenti, era quello di sistemarsi, comprare casa e mettere su famiglia. Ma all'inizio doveva rimanere in Iraq poco più di un mese, poi il periodo della missione si è prolungato. La sua morte è stata filmata dai rapitori, che hanno poi inviato il video ad Al Jazira. La televisione araba, però, non lo ha mai trasmesso.
















