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Primavera 1988, si scopre il il "Progetto Urano" da un borsone trovato a Brindisi

Primavera 1988, si scopre il il "Progetto Urano" da un borsone trovato a Brindisi

 

Domenica 09 Agosto 2009, 16:32

02 Febbraio 2016, 20:36

Un borsone dimenticato da un passeggero su un traghetto in partenza per la Grecia. E’ la primavera del 1988 e nessuno, nella sonnacchiosa Brindisi che ancora non ha conosciuto gli effetti devastanti della Sacra Corona Unita, immagina che quel borsone farà emergere uno strano intreccio tra pseudo agenti segreti e faccendieri di ogni risma che, dopo avere scelto come base operativa per i loro traffici il piccolo comune di Carovigno, scorrazzano in lungo e largo per il mondo. Una brutta storia di agenti deviati che finirà in una bolla di sapone. Tutti assolti. 

Quel «Progetto Urano» di cui i poliziotti guidati dall’allora vice questore Raffaele Urso trovano la prima traccia a Udine, nello studio di un tale di nome Luciano Spada, portaborse niente di meno che di Bettino Craxi, viene tacciato come il parto di un gruppo di truffatori che però non è stato mai attuato. Proprio per quel borsone trovato sul traghetto nel porto di Brindisi. E’ la procura di Roma, in quegli anni tacciata come il porto delle nebbie, che si appropria dell’inchiesta togliendola dalle mani degli allora sostituti procuratori Leonardo Leone de Castris e Cosimo Bottazzi. 

Ma, pare, che quel Progetto Urano non fosse il parto di un gruppo di truffatori. Pare proprio che si trattasse della pianificazione per lo smaltimento di rifiuti tossici nelle aree depresse del Corno d’Africa. E con lo stesso personaggio che dimentica il borsone sul traghetto di Brindisi si imbatte il magistrato italiano che, negli anni scorsi, indagava sull’assassinio della giornalista Rai Ilaria Alpi e del cameraman Miran Hrovatin, caduti un un’imboscata a Mogadiscio (Somalia) il 20 marzo del 1994. 

Sei anni dopo che la magistratura di Brindisi aveva scoperchiato il pentolone con una raffica di arresti; pentolone che nella capitale venne subito richiuso. E’ la primavera del 1988. I poliziotti della Squadra mobile di Brindisi intervengono sul traghetto per quel borsone sospetto. Si teme contenga una bomba. Invece, ci sono i documenti di un tale Guido Garelli, nativo di Taranto, residente nella Ats (Amministrazione territoriale del Sahara), e materiale illustrativo di ordigni, carri armati e persino una testata nucleare. Garelli, che ha qualche precedente per reati contro il patrimonio, dice di essere colonnello dell’esercito dell’Ats e di essere in Italia in missione umanitaria. Poi, invece, dopo essere sfuggito ad un attentato (la vettura della polizia che lo sta trasferendo nel carcere di Taranto viene scaraventata fuori strada) comincia a raccontare la sua verità. Emergono i nomi di agenti dei servizi italiani ed esteri, un traffico di armi destinate al Sahara Occidentale. 

Il tutto, si scoprirà negli anni a seguire, per celare il loro vero grande affare: lo smaltimento di rifiuti tossici raccolti nei paesi sviluppati, stoccati in container e imbarcati su navi che fanno rotta in Africa. Progetto che parte nel 1987 con la benedizione del Psi di Craxi (Spada, che morirà nel 1989, è uno degli arrestati su richiesta della magistratura brindisina). E, guarda caso, anche questo si scoprirà negli anni seguenti. Proprio nei giorni in cui Garelli viene arrestato a Brindisi, una nave carica di container pieni di rifiuti tossici approda in Africa. Sahara Occidentale, Somalia, Libia, in ogni luogo dove c’è uno scontro bellico, in cambio di armi, si sotterrano container di rifiuti. 

La manodopera di questo sciagurato mercato si incontra a Carovigno. Piccolo centro, lontano da occhi indiscreti. Si danno appuntamento agenti segreti africani, italiani, faccendieri senza scrupoli. I poliziotti li seguono, li fotografano. Lavoro eccellente. Ricostruiscono passo passo e scattano gli arresti. Spada riesce a scappare. Nel suo ufficio di Udine viene trovata la copia del Progetto Urano. Spada, come si è detto, non è uno qualsiasi. E’ portaborse di Craxi. Si costituirà dopo una decina di giorni. Leonardo Leone de Castris ha chiaro il quadro. Contro di lui, contro l’inchiesta, contro tutti coloro che si interessano di questa vicenda, scattano gli strali del periodico che fu di Pecorelli, assassinato tempo prima (come mandante di quell’omicidio fu processato, e assolto, Andreotti), nel 1988 diretto da un ex colonnello salentino legato ai servizi segreti. 

Nel corso dei mesi tutti gli arrestati vengono rimessi in libertà. L’inchiesta, per competenza territoriale, passa a Roma. E si chiude con l’archiviazione perché i reati contestati non sussistono. Garelli verrà condannato per ricettazione di alcune vetture. A Carovigno nessuno lo vede più. Né lui, né tutti gli altri. Di Garelli e Spada e del Progetto Urano si torna a parlare dopo la morte di Ilaria Alpi. Ma anche in questo caso la verità non è emersa.
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