«Quindi, attenzione – continua Dantoni - l’acqua che ogni giorno vediamo scorrere nel canale dell’Asso è in realtà acqua di origine fognaria, ossia acqua carica di inquinanti di tipo batterico, chimico e fisico come fanghi e metalli di concentrazione sconosciuta, dal momento che nessuno certifica il livello di depurazione che detti reflui subiscono. Per esempio Nardò ha un depuratore in contrada Corsari, che scarica a mare in battigia a Torre Inserraglio reflui di qualità pessima. Ovviamente in occasione di eventi piovosi nel torrente Asso i reflui si mescolano con acque di origine meteorica. In conclusione, come abbiamo già detto, dall’anno 2000 il territorio di Nardò riceve acque inquinate provenienti da altri comuni del Salento: ogni giorno ben 1068 metri cubi di acque cariche di veleni. Lo sanno gli abitanti di Nardò che, mentre essi si agitano giustamente per Castellino, da un’altra parte, invece, si inquina alla chetichella?».
Il liquido fognario sparso nel sottosuolo, in presenza di un territorio carsico, giunge, prima o poi, non biodegradato nelle falde provocando un inquinamento batteriologico e chimico di una risorsa strategica definita “acquifero del Salento”. «E lo sanno i cittadini da dove proviene l’acqua potabile erogata ad uso civile, agricolo ed industriale ai leccesi? Non da Caposele (Campania) come si diceva una volta, non dal Pertusillo o da Val Sinni, ma al 97% dallo stesso “Acquifero del Salento” ch e inquiniamo quotidianamente. Circa 180 pozzi sparsi nel Salento prendono acqua da qui e l’Acquedotto ce la distribuisce fino a casa», conclude Dantoni. [b.v.]
















