«La bomba - ha detto poi lo stesso magistrato - è probabilmente di fabbricazione russa, fatto questo che si evincerebbe dalla superficie liscia dell'involucro». Gli accertamenti tecnici eseguiti dal Reparto Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Roma, in collaborazione con gli artificieri dell'Arma sui residui rinvenuti nell'ufficio in cui la bomba è esplosa e sul corpo della vittima - si afferma nella nota della Procura - farebbero escludere l'atto terroristico al 99%.
Nel pomeriggio si è svolta anche l'autopsia sul corpo di Andreoli, eseguita dai professori Giovanni Arcudi e Saverio Potenza dell'Università di Tor Vergata di Roma. L'esame autoptico è durato circa quattro ore: «Alberto Andreoli - ha spiegato Arcudi lasciando l'ospedale di Latina - è morto sul colpo. Abbiamo riscontrato una lesione da scoppio che ha investito in particolare il lato destro, ma che in realtà ha riguardato tutto il corpo. Sul cadavere era evidente una importantissima lesione cranico-cefalica e questo ci dà il segno di una morte pressochè istantanea». I riscontri dell'esame autoptico sembrerebbero coincidere con quanto emerso finora dalle indagini svolte dalle forze dell'ordine e dalla magistratura: «Posso dire - ha sottolineato il medico legale - che abbiamo acquisito elementi importanti per ricostruire quello che è successo e credo che rispetto alle risultanze avute dalle indagini svolte finora questi coincidano con quanto abbiamo visto qui oggi».
Escluso quindi l'attentato terroristico, esclusa fin da ieri la possibilità che l'ordigno sia arrivato per posta, diventa quindi sempre più evidente che la bomba a mano di fabbricazione russa si trovasse già all'interno della caserma al momento dell'esplosione. E questa mattina arrivando a Latina per un vertice e prima di recarsi a far visita alla famiglia di Andreoli, il comandante generale dell'Arma, Luciano Gottardo, aveva parlato di «una tragica fatalità o di un'azione subdola». Questa sera la seconda ipotesi sembra ormai esclusa. A questo punto le indagini proseguono - come ha detto questa sera il procuratore aggiunto Lazzaro - «per individuare tempi, modalità e ragioni della presenza dell'ordigno e i soggetti coinvolti».
Non a caso la Procura si è detta convinta «che un ausilio decisivo e determinante sarà offerto dagli stessi vertici dell'Arma, che sta attivamente collaborando». Si sta infatti facendo strada con molta forza la possibilità che l'ordigno si trovasse da tempo negli uffici del Comando provinciale, forse portato in passato da qualche militare al ritorno da una missione in Kossovo. Resta invece finora sconosciuta l'eventuale testimonianza dell'altro carabiniere presente nella stanza dove è morto Andreoli: il maresciallo Stefano De Rinaldis, soccorso e subito dimesso ieri pomeriggio dall'ospedale di Latina dove era stato portato in stato di choc, avrebbe inizialmente detto di non aver visto niente, ma questa potrebbe essere una prima dichiarazione rilasciata subito dopo lo scoppio dell'ordigno e non è escluso quindi che nei prossimi giorni possa fornire invece elementi più utili alle indagini.
Intanto Latina si prepara ai funerali di Alberto Andreoli che verranno celebrati domani pomeriggio alle 16,30 nella cattedrale di San Marco. Sarà un altro momento straziante per i familiari del giovane appuntato. La vedova, la signora Carla, fin da subito ieri è stata circondata dall'affetto dei colleghi del marito. «Sta provando un dolore tremendo - hanno spiegato oggi alcuni di loro - ma al tempo stesso sta vivendo tutta questa tragica vicenda con grande dignita». Fortissimo è anche lo strazio dei genitori, in particolare del padre che già ieri sera aveva avuto un malore arrivando a Latina da Sessa Aurunca, nel Casertano, e che si è di nuovo sentito male questa mattina all'interno della caserma, visitando il luogo dove suo figlio è morto.
Daniele Marchetti
















