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Mafia, cosa da donne

Mafia, cosa da donne

 

Martedì 13 Luglio 2004, 09:51

02 Febbraio 2016, 19:02

ROMA - Nelle prime ore del mattino è stata arrestata, nell'ambito di un'operazione antimafia del Comando provinciale carabinieri di Agrigento coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Palermo, Carmela Maria Rita Falsone, quarantenne sorella del latitante di Campobello di Licata (Ag) Giuseppe Falsone. La donna è ritenuta responsabile del reimpiego di ingenti somme di denaro possedute dal fratello, provenienti dalla partecipazione di Giuseppe Falsone all'associazione mafiosa Cosa nostra, con la circostanza aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l'attività dell'associazione mafiosa.
Giuseppe Falsone, fedelissimo di Bernardo Provenzano, ricercato dal 1999, è inserito nell'elenco dei latitanti di massima pericolosità facenti parte del 'programma speciale di ricerca' del ministero dell'Interno, ed è attualmente ritenuto al vertice dell'articolazione provinciale di cosa nostra agrigentina.
Viene ritenuto il probabile nuovo capomafia della provincia di Agrigento il latitante Giuseppe Falsone di Campobello di Licata, la cui sorella Carmela Maria Rita, è stata arrestata dai carabinieri di Agrigento.
L'ipotesi emerge dall'inchiesta della Dda. La donna è accusata di avere reimpiegato ingenti somme di denaro del fratello, ottenute con gli affari illegali della cosca.
L'indagine è stata illustrata durante una conferenza stampa al comando provinciale dei carabinieri dal comandante del reparto operativo, tenente colonnello Mauro Perdichizzi, del nucleo operativo capitano Massimiliano Sole e della compagnia capitano Angelo Franchi.
Giuseppe Falsone viene ritenuto un fedelissimo di Bernardo Provenzano e il ruolo che ricoprirebbe in seno a Cosa nostra emerge chiaramente, hanno spiegato gli investigatori, da un «pizzino» scritto da Provenzano e inviato all'allora capomafia di Caccamo, Antonino Giuffrè, oggi collaboratore di giustizia. Nel messaggio si fa chiaro riferimento al conflitto che era esploso in provincia di Agrigento per conquistare il ruolo di capo mafia, tra il latitante Maurizio Di Gati ed appunto Giuseppe Falsone. Contrasto che stando agli ultimi elementi investigativi si sarebbe risolto a favore di Falsone.
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