Sabato 13 Dicembre 2025 | 06:53

Omicidio Yara Gambirasio
Per Bossetti «fine pena mai»

Omicidio Yara Gambirasio
Per Bossetti «fine pena mai»

 
Rita Schena

Reporter:

Rita Schena

Omicidio Yara GambirasioErgastolo per Bossetti

Venerdì 01 Luglio 2016, 20:40

23:03

MILANO - E’ rimasto impassibile, alzando solo per un attimo gli occhi al cielo, Massimo Bossetti mentre i giudici della Corte d’Assise di Bergamo leggevano la sentenza con cui l’hanno condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Mentre gli agenti della polizia penitenziaria lo riportavano in carcere, tuttavia, si è subito sfogato con i suoi legali parlando di «una mazzata grossissima» e continuando a ripetere, quasi come un mantra, «non sono stato io, non è giusto, non è possibile». Nella loro casa a Brembate di Sopra, invece, i genitori della ragazzina, trovata morta nel febbraio 2011, hanno ricevuto la notizia che ha dato loro sollievo nel dolore che va avanti da sei anni: «Non abbiamo mai avuto dubbi sulla colpevolezza di Bossetti da quando l’hanno arrestato», hanno spiegato ai loro legali.

E mentre i difensori del muratore di Mapello, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, polemizzavano con alcuni cronisti che chiedevano loro conto della scelta del rito ordinario al posto di quello abbreviato e continuavano ad attaccare anche sulla validità degli esami del Dna («ci sono più anomalie che marcatori», hanno ripetuto come avevano fatto sempre in aula), il procuratore facente funzione di Bergamo, Massimo Meroni, ha spiegato, tra una selva di telecamere, che quella genetica è stata «una prova decisiva». Così la battaglia tra accusa e difesa sugli accertamenti sul Dna che hanno inchiodato Bossetti si è spostata anche fuori dal Palazzo di Giustizia subito dopo il verdetto.

«Siamo a metà strada, perché questa è una sentenza di primo grado, è stata un’inchiesta difficile ma come tante, perché gli omicidi sono indagini difficili», ha raccontato Meroni che ha fatto i complimenti al pm Letizia Ruggeri che «è stata fantastica».

Nel frattempo, Marita Comi, la moglie di Bossetti, rimasta fredda anche lei durante la lettura del dispositivo, si è messa a piangere poco dopo e Laura Letizia, sorella del muratore, l’ha abbracciata e le ha detto: «Fatti forza».

Fulvio e Maura Gambirasio, sempre lontani dai riflettori e anche dalle udienze del processo, hanno visto confermare, come riferito dagli avvocati Enrico Pelillo e Andrea Pezzotta, le loro certezze: «Ora sappiamo chi è stato, non avevamo dubbi, anche se siamo consapevoli che Yara non ce la porterà indietro nessuno». Profondamente «addolorate», invece, si sono dette Ester Arzuffi, madre di Bossetti, e la sorella Laura Letizia.

E se il muratore continua a ribadire, come aveva già fatto stamani prima che i giudici entrassero in camera di consiglio supplicandoli anche di «ripetere l’esame del Dna», di essere stato condannato «da innocente», per i genitori di Yara la «verità» che hanno sempre cercato, spesso in silenzio, è arrivata, almeno in primo grado. Dopo sei anni di dolore, passati anche a seguire esiti di indagini lunghe e complesse con estrema compostezza, oggi hanno atteso il verdetto nella loro casa, dove la ragazzina, «sale e collante della nostra famiglia», avrebbe voluto fare rientro quel 26 novembre del 2010, ma senza «rancore o odio» come ha sempre spiegato chi li conosce. E non per avere «un colpevole ma il colpevole». Quell'assassino che, invece, a detta di Bossetti, «è ancora in libertà». (di Igor Greganti, ANSA) 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)