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Intervista a prof. Pirro «Altro che commercio Bari è città industriale» Azienda di Spinazzola conquista l'Algeria

Intervista a prof. Pirro «Altro che commercio Bari è città industriale» Azienda di Spinazzola conquista l'Algeria

 
Intervista a prof. Pirro «Altro che commercio Bari è città industriale» Azienda di Spinazzola conquista l'Algeria

Martedì 19 Novembre 2013, 09:15

03 Febbraio 2016, 03:57

di NINNI PERCHIAZZI

«Accanto alla crisi, nella zona industriale di Bari, c’è anche lo sviluppo. Non è vero che è tutto negativo. Certo, resta da risolvere, anche con urgenza, la vertenza della Om Carrelli, ma ci sono tante altre realtà che funzionano. E bene». Federico Pirro, docente di Storia dell’Industria all’Università di Bari, lancia il suo messaggio, accompagnato da una considerazione . «Ho l’impressione che spesso si confonda il degrado e l’incuria delle infrastrutture presenti nell’area con il degrado delle aziende. Che non c’è. Anzi», sottolinea con calore.

Quando Pirro parla di zona industriale del capoluogo, tiene a precisare che l’industria a Bari non è localizzata solo nell’agglomerato Bari-Modugno, gestito dal Consorzio Asi, ma si distribuisce un po’ a macchia di leopardo anche in altre zone della città - lungo la circonvallazione, nei pressi del casello dell’autostrada Bari-Taranto, lungo via Amendola, su via Glomerelli, senza tralasciare il polo di Molfetta -. Nel complesso si parla di 790 aziende con circa 17mila occupati: le industrie manifatturiere sono circa 600, mentre le restanti sono commerciali e di altri servizi fra cui quelli di trasporto.

«L’agglomerato Bari-Modugno è per numero di addetti e aziende localizzate uno dei maggiori non solo del Mezzogiorno, ma anche dell’intera dorsale adriatica e delMediterraneo centro-orientale, che nel 2012 ha esportato merci per un valore stimato di circa 2 miliardi di euro», dice ancora.

Eppure le ultime vicende economiche hanno messo (e mettono) a serio rischio migliaia di posti di lavoro. La vertenza Bridgestone s’è risolta col sacrificio dei lavoratori, costretti ad accettare il taglio dello stipendio per sopravvivere, l’Om Carrelli è ancora una grave emergenza irrisolta dopo due anni di lotte. «In effetti occorre distinguere crisi da crisi. Oltre ai casi citati, c’è il problema dell’edilizia, quasi ferma e di altre realtà che non hanno saputo affrontare e rispondere alla concorrenza internazionale, ma si tratta di casi isolati. Invece, dall’inizio dell’estate sono evidenti alcuni forti segnali di tenuta ed anche di ripresa da parte di molte fabbriche della zona industriale barese, dalla grande dimensione fino alle realtà più piccole».

La meccatronica è il settore trainante ed in costante ascesa. «Alla Getrag - che occupa 780 lavoratori in modo diretto e 160 interinali - continua a tirare la produzione dei nuovi sistemi di cambio che alimenta cospicui flussi di esportazioni. Lo confermano anche i dati del secondo trimestre sull’export del distretto barese della meccatronica, salito dai 40 milioni dello stesso periodo del 2012 ai 105 del 2013 (fonte Osservatorio di Intesa-San Paolo). È evidente che il tasso di crescita delle vendite all’estero dei prodotti del distretto sia stato per quel periodo il più elevato fra i top 20 dell’export, monitorati in Italia dall’istituto di credito».

Quali sono le altre eccellenze? «Concorrono alle esportazioni del comparto anche la Tdit del Gruppo Bosch (ammessa dalla Regione Puglia al finanziamento di un contratto di programma di 7,8 milioni) con 1,9 milioni di agevolazioni per il suo Centro ricerche, finalizzato alla progettazione di un motore common rail di nuova generazione a minor impatto energetico ed ecosostenibile. Anche la Magneti Marelli, è impegnata nell’avvio di nuovi investimenti per 33 milioni - destinati alla messa a punto di motori elettrici per auto ibride - cofinanziati sempre dalla Regione con 9,5 milioni, mentre segnali di crescita giungono anche dalla Graziano Trasmissioni (gruppo Oerlikon). Trainate dalle industrie maggiori del settore, anche le piccole imprese dell’indotto come Unitrat, Brovedani, Diamec, Cmt stanno recuperando apprezzabili volumi produttivi».

Non solo automotive. Anche altre sezioni della meccanica stanno registrando performance produttive di rilievo. «Eccezionale è stata proprio in queste ultime settimane quella della GE Oil&Gas Nuovo Pignone che ha inviato nel Golfo Persico 6 grandi macchine per l’industria petrolifera del peso complessivo di 150 tonnellate - imbarcate dal porto di Taranto - per un valore di 15 milioni di dollari. Si conferma il ruolo dello stabilimento di Bari che, grazie a management e maestranze altamente qualificate, continua ad essere un sito di eccellenza mondiale»

Qual è il polso delle piccole e medie imprese? «Segnali positivi giungono dalla Bari Fonderie meridionali (ormai controllata dai cechi della DT-Vyhybkama) che opera nel settore dell’armamento ferroviario. Salda inoltre si presenta l’attività produttiva della Masmec dell’Ing.Vinci, presidente di Confindustria Bari-Bat, ormai affermatasi anche all’estero nella robotica e di recente anche negli elettromedicali a tecnologia avanzatissima. Quindi, si registra un forte incremento di commesse dall’estero per la Thermocold (azienda leader nel Mezzogiorno nel settore del condizionamento), oltre alle positive performance produttive della Tecnoacciai (si sta rafforzando come fornitore di qualità di semilavorati per una committenza sempre più allargata), della Amenduni Nicola (produce e vende in particolare all’estero macchine olearie, della Pieralisi Sud e del gruppo Indeco».

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