BARI - Il responso ufficiale è che Angela, la 26enne campana incinta e malata di tumore, avrebbe potuto - se lo avesse voluto - essere trattata in Puglia con terapie radioterapiche tradizionali. Non con il cyberknife, che per gli esperti convocati dalla Regione è la tecnica meno adatta al suo caso. Dopo aver firmato le dimissioni volontarie dalla clinica privata barese Madonnina, martedì Angela è tornata da a casa: il suo, per gli standard medici, non è infatti un caso di emergenza. Tuttavia l’esame dei documenti clinici, effettuata ieri mattina dal gruppo di professionisti che avrebbe dovuto autorizzare l’uso una tantum della macchina installata presso la clinica, ha fatto emergere diversi aspetti singolari.
Ad esempio la tempistica. La donna, che è nata e risiede a 300 km da Bari, ha scoperto il tumore oltre due mesi fa, per caso. A fine agosto Angela si è presentata al pronto soccorso dell’Umberto I di Roma, dove è stato disposto il ricovero. Il 2 settembre il tumore viene localizzato al cervello, e il 13 viene effettuata la biopsia (la massa ha natura benigna). La donna viene però rimandata a casa il giorno 20, senza che i medici romani ritengano di dover intervenire: la massa tumorale è in crescita e va tenuta sotto controllo (con Tac e risonanza), ma per il trattamento Angela può aspettare il parto oppure deve individuare «soluzioni alternative».
La mattina del 17 ottobre, a quasi un mese di distanza, Angela si ricovera presso la clinica barese. Cosa è accaduto nel frattempo? Il 13 ottobre si era sottoposta a nuova visita presso l’Umberto I, dove la prognosi non era cambiata: continuare a tenere la massa tumorale sotto controllo. Poi, per quello che raccontano i documenti esaminati ieri mattina, Angela si rivolge al neurochirurgo Pantaleo Romanelli, uno specialista che a dispetto della giovane età (44 anni) ha una importante esperienza negli Stati Uniti, in particolare nelle applicazioni del cyberknife. E risulta essere un consulente della Cbh, l’azienda proprietaria della clinica barese in cui Angela si è ricoverata. «Il dottor Romanelli - conferma Max Paganini, amministratore della Cbh - è il direttore scientifico del nostro cyberknife».
Nel dossier esaminato ieri mattina in Regione (c’erano il neonatologo Nicola Laforgia e il medico legale Alessandro Dell’Erba del Policlinico di Bari, il radioterapista Giuseppe Bove dei Riuniti di Foggia, il ginecologo Antonio Belpiede della Asl Bat e l’oncologo Andrea Misino dell’Irccs di Bari) c’è un certificato del dottor Romanelli che definisce il tumore «non operabile» e consiglia ad Angela di sottoporsi «in tempi brevi» a trattamento con il cyberknife. Il certificato (su carta intestata del «centro cyberknife Bari» della clinica Mater Dei) risulta senza data. Romanelli, pur invitato, non ha preso parte alla riunione: al suo posto c’era il direttore sanitario della Cbh, Annalisa Altomare.
Ieri la «Gazzetta» ha cercato Romanelli più volte, invano, presso il centro milanese Cdi di cui risulta direttore scientifico. Il Cdi è peraltro dotato di una macchina cyberknife attiva: chissà per quale motivo il dottor Romanelli ha preferito indirizzare la giovane donna presso una clinica in cui il macchinario, pur installato, non è funzionante. L’esame della documentazione, effettuato ieri, ha infatti chiarito che l’unica autorizzazione rilasciata a Cbh è quella per la radioprotezione, ben diversa da una autorizzazione all’uso.
Dopo aver tuonato contro chi ha incolpato di questa storia la burocrazia, ieri l’assessore regionale alla Salute, Elena Gentile, ha presentato i risultati della commissione preferendo evitare altre polemiche: «La giovane Angela, cui ribadiamo la nostra vicinanza per la difficile malattia che deve affrontare in stato di gravidanza, avrebbe potuto senz’altro curarsi in una struttura pugliese dove si pratica la radioterapia stereotassica, San Giovanni Rotondo e Brindisi». La Regione, ricorda la Gentile, «si è resa disponibile in tempi brevi ad esaminare la richiesta di autorizzazione straordinaria, considerando che non si trattava di un caso urgente. E l’esame dei documenti ha confermato, purtroppo, tutti i nostri dubbi».
















