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Medico senza contratto  per 4 anni, ma pagato regolarmente dall'Asl Ba

Medico senza contratto  per 4 anni, ma pagato regolarmente dall'Asl Ba

 
Medico senza contratto  per 4 anni, ma pagato regolarmente dall'Asl Ba

Mercoledì 12 Settembre 2012, 09:25

03 Febbraio 2016, 01:33

BARI - Per quattro anni è stato un «fantasma»: non ha timbrato il badge e non ha firmato un contratto. Ma è stato regolarmente pagato. La vicenda riguarda un medico destinato a dirigere il nuovo centro di fecondazione assistita di Conversano (dopo essere stato trasferito dal «De Bellis» di Castellana al Di Venere e a Conversano), il dott. Giuseppe D’Amato. Ha regolarizzato la sua posizione non più tardi di un mese fa dinanzi al manager dell’Asl, Domenico Colasanto, allertato dopo un’acquisizione di atti da parte dei carabinieri su delega della procura avente per oggetto proprio la situazione di tale professionista.

Va fatta una precisazione: non è in discussione il fatto che il dott. D’Amato non abbia svolto alcuna attività (non risulta alcuna contestazione in merito). Sulla carta, ormai da diversi mesi, risulta come il responsabile dell’«istituendo» centro di Pma (procreazione medicalmente assistita). Cosa abbia fatto in passato se lo sono chiesti in diversi visto che era assegnato a un reparto inattivo (di ostetricia ginecologia). Ma il suo caso presenta non poche stranezze in una vicenda che si intreccia con la chiusura prima, e la riapertura dopo, del centro della fertilità. Di certo, del dott. D’Amato, si sono occupati ben tre direttori generali: Lea Cosentino che «curò» il suo trasferimento dal «De Bellis» di Castellana al «Di Venere», dove non lo hanno mai visto, per finire allo «Iaia» di Conversano presso un reparto di Ostetricia inesistente; Nicola Pansini che si «preoccupò» di questo medico di cui non si conoscevano le mansioni svolte (c’è un carteggio in tal senso) e, infine, Domenico Colasanto che ha «scoperto» il vuoto amministrativo.

Ma il caso, come già scritto dalla Gazzetta nel maggio del 2010, affondava le radici sin dal 2007 quando dal «De Bellis» di Castellana «trasloca» il centro di procreazione medicalmente assistita, su input del Ministero: tale servizio non è compatibile con l’attività dell’«Irrcs». Tra il personale da trasferire c’era, appunto, anche il dott. D’Amato assegnato all’unità di Ginecologia di Conversano (non attiva). Ciò avviene tra il mese di febbraio del 2007 e maggio del 2008. Nel luglio del 2008, una delibera del direttore generale della Asl (Cosentino) colloca il dott. D’Amato al «Di Venere»: ma qui ad Ostetricia non sanno nulla, come non ne sa nulla neanche il direttore del presidio di Monopoli e Conversano dove probabilmente il professionista è stato « a disposizione» per un certo periodo.

Altra stranezza, non ha mai firmato un contratto con l’azienda sanitaria che lo ha regolarmente pagato in questi anni. E, ovviamente, non ha timbrato il badge per parecchio tempo. Perché sia accaduto tutto questo, ancora non si sa. «I direttori generali non possono seguire le situazioni di 10mila dipendenti» è la giustificazione.

Al professionista toccherà tagliare il nastro del centro «Fivet» a Conversano - la cui apertura è prevista entro questo mese - nel tentativo di rimettere un moto un servizio che recentemente è finito al centro di un’indagine della procura culminata anche con alcuni arresti (vicenda che riguarda un centro privato e alcuni medici). Ma questa è, allo stato, una vicenda diversa da quella del centro «Pma» di Conversano, inizialmente da realizzare sotto forma di project financing (con i soldi dei privati e con non pochi sospetti sull’esito della procedura di gara) e, alla fine, aperto direttamente con fondi propri della Asl dopo un cambio di direzione. E sul punto, sempre la procura (altro magistrato) ha fatto acquisire le carte di tutta la questione del «centro Fivet» presso l’azienda sanitaria.


[n. pepe]

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