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Calcioscommesse Manette a Iacovelli «tutto fare» del Bari Masiello: tutto cominciò con Bari-Sampdoria

Calcioscommesse Manette a Iacovelli «tutto fare» del Bari Masiello: tutto cominciò con Bari-Sampdoria

 
Calcioscommesse Manette a Iacovelli «tutto fare» del Bari Masiello: tutto cominciò con Bari-Sampdoria

Domenica 05 Febbraio 2012, 09:27

03 Febbraio 2016, 00:26

di GIOVANNI LONGO

BARI - «Non vi è dubbio che le indagini abbiano toccato non un semplice gruppo di scommettitori truffaldini e disonesti ma una rete complessa in grado di pianificare strategie dall’estero e applicarle in modo seriale». Un calcio marcio quello descritto dal gip del Tribunale Guido Salvini nella terza ordinanza emessa sul caso calcioscommesse da maggio a ieri. Questa volta, a finire nella rete della Procura di Cremona, dello Sco e delle squadre mobili di numerose città, tra cui Bari, sono stati Angelo Iacovelli, 43 anni, sulla carta infermiere, nei fatti uomo «tutto fare» di alcuni ex calciatori del Bari e Mario Cassano, 28 anni, milanese, portiere del Piacenza, inguaiato da alcuni suoi colleghi che avevano confermato la sua attitudine a vendersi le partite («il portiere ha fame», si era anche sentito in qualche intercettazione). Entrambi sono accusati di avere fatto parte di quella che Salvini in un passaggio dell’or - dinanza definisce «la corposa zona grigia che svolgeva attività di intermediazione tra il braccio operativo dell’org anizzazione, (gli “zing ari”) e i calciatori corrotti e da corrompere». Entrambi sono finiti in carcere con l’accusa di associazione a delinquere e frode sportiva e hanno fatto salire a quota 37 le persone arrestate dal giugno scorso a oggi nell’inchiesta del procuratore Roberto Di Martino. 

Sentito due volte come testimone e altrettante da indagato a Bari, Iacovelli è accusato di aver manipolato (o cercato di farlo), quattro partite dell’anno scorso del Bari in seria A: Milan-Bari (1-1), Bari-Sampdoria (0-1), Bari- Roma (2-3) e Palermo-Bari (2-1). A parlare del suo ruolo di promotore di combine, più o meno diffusamente, sono l’ex Spezia Filippo Carobbio, e l’ex barese, ora all’Atalanta, Andrea Masiello a cui furono proposte Bari-Roma e Bari-Sampdoria, Palermo-Bari, tutte rifiutate, a dire del calciatore, che solo in un’occasione prese 70mila euro ma che restituì dopo «confusione e imbarazzo». 
Le loro dichiarazioni, che hanno fornito riscontri al primo pentito dell’inchiesta, l’ex Piacenza Carlo Gervasoni, fanno scrivere al gip Salvini che «il quadro d’accusa, sia con riferimento al reato associativo, sia con riferimento ai singoli - e anche nuovi e in precedenza sconosciuti - episodi di frode sportiva, si è straordinariamente rafforzato». Tutti gli arrestati, infatti, «hanno reso confessioni, pur di diversa ampiezza, sin dal primo interrogatorio davanti al gip e hanno confermato e spesso ampliato le loro dichiarazioni nei successivi interrogatori condotti dal pubblico ministero». 

Il 19 gennaio scorso Carobbio dice agli inquirenti: «Iacovelli in sostanza mi disse che il Bari voleva perdere e ricevere soldi per farlo». Ma ciò che inquieta è la presenza a Bari di personaggi strani. Masiello nel suo interrogatorio riconosce in Hristiyan Ilievski, uno degli zingari, come una delle persone che gli presenta Iacovelli. Carobbio rilancia. «Ho appreso da Iacovelli che effettivamente Gegic (ex calciatore, colui intorno al quale ruota tutta l’inchiesta, n.d.r.) si incontrò con i giocatori del Bari». Tra i due a cavallo di Palermo- Bari vengono registrati 160 contatti telefonici. 647 quelli fra Bellavista e l’infermiere barese. A Iacovelli, intanto, è stato anche sequestrato anche il cellulare dove, sembra potrebbero esserci elementi a sua discolpa. La polizia lo ha raggiunto a Bari ed è subita ripartita da Cremona dove si trova in carcere. Forse martedì sarà fissato l’interrogatorio di garanzia. 

A carico di Cassano, invece, oltre al ruolo di «cinghia di trasmissione», sono contestati alcuni episodi in cui avrebbe taroccato incontri nei campionati di serie B 2010-2011 e 2008-2009: Albinoleffe-Piacenza, Siena- Piacenza e l’ormai famosa Atalanta-Piacenza in cui si buttò a lato dopo aver raccomandato all’ex capitano dei nerazzurri Cristiano Doni di tirare un rigore in modo centrale. Nel mirino della Procura di Cremona una presunta «rete che avrebbe continuato a truccare le partite per anni e probabilmente con una capacità di inquinamento delle competizioni calcistiche sempre maggiore, se non fosse stata seguita e ricostruita tassello per tassello a partire dal primo piccolo filo offerto dalla partita Cremonese-Paganese». La gara durante la quale il portiere Marco Paoloni cercò di addormentare i suoi colleghi con il Minias e che diede il via all’inchiesta.
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