Lo abbiamo visto vignettare di gran lena in diretta anche in un recente talk show dell’emittente televisiva locale Teleradioerre. Anche adesso che cura un blog tutto suo (http://satirillina-gocce-bari.blogautore.repubblica.it/), e collabora anche con diverse altre testate giornalistiche, non smette di comprare Topolino, pur essendo cresciuto a pane e «Supergulp», rivista cult per i patiti del genere. Nel frattempo si diverte a collezionare premi e riconoscimenti: si è anche classificato al primo posto al concorso nazionale di satira della festa dell’informazione di Venezia e la scorsa estate invece ha vinto il primo premio per la satira politica a «Vigne & Vignette», una manifestazione che si è tenuta a Sant’Agata de’ Goti nel beneventano.

Nelle vignette di Romaniello c’è tanta satira politica, ma ci sono anche i problemi di tutti i giorni: «Comincio la mattina con una rassegna stampa on line – spiega - poi scelgo l’articolo che più mi colpisce e ci lavoro su. Penso a ciò che accade quotidianamente, al malcontento generale, alla precarietà della vita, al portafogli sempre vuoto prima del 15 di ogni mese. La vignetta è una tua creatura, la devi sentire nello stomaco, ti deve fare male per colpire e affondare. La satira è questa, altrimenti sarebbe solo umorismo e basta».
Se un tempo erano i giornali il regno dei vignettisti, oggi è internet a dare spazio alla creatività più sfrenata, dove non conta solo il disegno, ma anche la battuta. Qui Romaniello incontra abitualmente colleghi più famosi e blasonati come Pillinini (vignettista de «La Gazzetta del Mezzogiorno» o Marcenaro: «Ho avuto il piacere di pubblicare delle vignette insieme a Staino – aggiunge - e di conoscere tantissimi altri autori altrettanto bravi che condividono con me la rete. Non posso non citare ‘Inserto Satirico’, un blog dove una cinquantina di autori italiani (noti e non) pubblicano le proprie vignette. Un’officina satirica che darà sicuramente i natali ai futuri Forattini e co.dove ciascuno si sente libero di esprimersi, e di questi tempi non è poco». (Enza Moscaritolo)