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La sfida del 2021: ecco la Regione Puglia dopo il Covid

La sfida del 2021: ecco la Regione Puglia dopo il Covid

 
Bepi Martellotta

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Bepi Martellotta

E pensa tu se il Sud non fosse ignorato

Xylella, Ilva, trivelle e lavoro: le emergenze che aspettano il nuovo governo regionale

Giovedì 31 Dicembre 2020, 08:30

17:37

BARI - Con una manovra finanziaria da 1 miliardo e 150 milioni di euro, approvata nell’ultima seduta del Consiglio regionale, la Regione prova a far ripartire la Puglia nel 2021. In realtà, a ben vedere tutte le attività degli assessorati e le strategie adottate negli ultimi mesi della X legislatura, anche la XI almeno nella sua prima fase sarà inevitabilmente condizionata dall’incubo della pandemia che, ora, si proverà ad affrontare con le vaccinazioni di massa.

POLITICA - La Puglia dopo le urne fine settembre ha iniziato l’XI legislatura rieleggendo il capo del centrosinistra pugliese per un nuovo quinquennio. Una rielezione per niente scontata se si considera che, a fronte delle continue emergenze da affrontare in ogni angolo del Tacco dello Stivale infestato dal Covid-19, dall’altra parte il centrodestra (con il candidato Raffaele Fitto) veniva dato dai sondaggi con un testa e testa e la concreta possibilità di rovesciare un quindicennio ininterrotto di “Puglia rossa”. Così non è stato. Emiliano ha vinto con largo vantaggio rispetto allo sfidante e, come si proponeva ormai da anni, ha trovato pure la quadra chiudendo nella prima seduta del nuovo Consiglio regionale l’accordo con i pentastellati, di fatto realizzando un ulteriore allargamento della sua maggioranza. Anche qui, nulla di scontato. Il corteggiamento nei confronti dei Cinque Stelle, seppur cominciato nel 2015, non aveva mai trovato sponda sinora. Ed ora, con la benedizione “giallorossa” del premier Conte, per Emiliano l’op - posizione nel “parlamentino” è decisamente ridotta rispetto al passato. I numeri, dunque, lasciano presagire un quinquennio “indisturbato” almeno sul fronte legislativo. Altro discorso, ovviamente, riguarda l’attività esecutiva: riuscirà davvero il nuovo governo Emiliano a fronteggiare le tante, complesse emergenze che incombono sulla Puglia a prescindere dal Covid-19?

LA REGIONE - L’accordo giallorosso non è l’unica novità. È stata inaugurata la prima legislatura da 50 anni a questa parte con un presidente del Consiglio donna, l’ex assessore Loredana Capone. A lei il compito di difendere la battaglia della parità di genere ancora una volta persa alle urne (dove predominano i maschi). All’ex assessore all’Ambiente, Stea, invece, il compito di gestire il Personale della Regione ma, soprattutto, occuparsi delle faccende che vedono la macchina regionale impegnata dinanzi ai Tar e ai giudici costituzionali. Sembrerà roba da poco, ma in un Paese che ha riformato la Costituzione e nel 1970 costruito un federalismo a dir poco imperfetto, si sappia che le attività dell’Avvocatura assorbe una quantità ingente di risorse pubbliche. Ricorsi del Governo, contro-ricorsi della Regione, impugnazioni e sentenze: un bailamme. Non a caso le spese per gli incarichi legali esterni sono state portate a meno di 400 mila euro, ma nel 2015 arrivavano a 1 milione e 643 mila euro.

LA CRISI ECONOMICA - La pandemia e gli effetti provocati dai diversi lock down attuati da marzo in poi hanno messo in ginocchio settori strategici dell’economia regionale. E la strategia seguita dalla Giunta è stata quella di fronteggiare le difficoltà con aiuti a pioggia tramite bandi. I cosiddetti ristori non hanno riguardato solo interi settori economici (la ristorazione, il turismo) ma anche categorie professionali che rischiavano di rimanere escluse dagli aiuti nazionali (titolari di partite Iva, studi professionali associati etc.). Più in generale, tramite il riorientamento di fondi Ue, la Regione ha movimentato 450 milioni di euro a favore di Comuni, servizi sanitari, imprese e famiglie meno abbienti per far fronte alla nuova povertà creata dal Covid-19, i cui effetti probabilmente ancora non sono chiari e quantificabili con precisione. Sperando che l’attesa pioggia di risorse del Recovery Fund venga gestita al meglio.

LA SCUOLA - E’ la vera sfida del 2021. A costo dei contenziosi dinanzi al Tar con il ministro dell’Istruzione Azzolina, che sollecitava la didattica in presenza, la Regione ha ulteriormente girato la vite sulle restrizioni predisposte dal Governo chiudendo i cancelli degli istituti di primo e secondo grado, partendo dal presupposto che tutti gli istituti scolastici avevano i mezzi e le risorse per svolgere l’attività con la didattica a distanza. E sarà questo, probabilmente, il primo nodo da sciogliere quando – il 7 gennaio – le scuole riapriranno i cancelli. Ci saranno davvero le condizioni per riportare studenti e docenti in sicurezza dentro le aule? O, come temono in tanti, la mancata soluzione sui trasporti scolastici per differenziare le entrate e le uscite rispettando i distanziamenti, rischia di riportare di nuovo i contagi del picco di novembre? Al momento è noto che tramite convenzioni, la Regione è riuscita a “strappare” 300 bus aggiuntivi per il servizio degli studenti pendolari. Funzionerà davvero per arginare quello che, secondo il virologo Lopalco, è stato il vero focolaio della seconda ondata in Puglia (l’apertura delle aule a fine settembre)? All’assessore Leo, titolare anche del Lavoro, il “compito” da svolgere.

LA SANITA’ - Prima della pandemia, la Regione ha attraversato i mari mossi e i sentieri tortuosi del piano di rientro, inflitto all’allora governo Vendola e gestito negli anni successivi con il piano di riordino, ovvero la riclassificazione degli ospedali e il rafforzamento dell’assistenza territoriale. Il fardello è stato ereditato sino al 2020, con appena due nuove realtà di eccellenza (il Monopoli- Fasano e il costruendo San Cataldo di Taranto) e punti di primo intervento in affanno. Gli ospedali, pur pagando l’antico scotto di un organico sottodimensionato rispetto alla popolazione e all’estensione geografica, hanno retto alla ben meglio, allestendo improvvisi reparti Covid e dismettendo le attività ordinarie. Ma le liste d’attesa si sono allungate, i pazienti cronici hanno dovuto aspettare, molte attività sono state scaricate sulle spalle degli studi di base e il nuovo maxi-ospedale da campo (in Fiera del Levante) arriverà quando, auspicabilmente, non servirà più. Insomma, sarà dura rialzarsi per il servizio sanitario quando l’incubo sarà davvero finito e toccherà al virologo Pier Luigi Lopalco, dismessi i panni da esperto di infezioni in tv e indossati quelli di assessore regionale, risistemare i cocci. Possibilmente, mettendo da parte le pur utili statistiche che lo hanno guidato sinora e abbracciando una governance più calata sulle reali condizioni del Ssr nella regione. A disposizione, per il 2021, vi saranno 35 milioni di risorse dal Bilancio autonomo. Altri 30 milioni vanno tra Piani sociali di zona e misure per disabili e poveri (in attesa che arrivi un assessore donna, possibilmente grillina, a gestirli con la delega al Welfare).

LA PROTEZIONE CIVILE - Diventerà il vero fulcro di tutte le attività dell’amministrazione regionale, con gli assessorati (dal turismo al diritto allo studio) ormai finiti in secondo piano rispetto al governo delle emergenze Le grandi prove si sono avute nel 2020 con gli arrivi degli aerei carichi di dispositivi di sicurezza acquistati direttamente dalla Regione e con l’allestimento dei cosiddetti “drive in”, d’intesa con l’Esercito, per organizzare i tamponi fuori dalle corsie degli ospedali in tende da campo. Ma, una volta usciti dalla pandemia, l’attività di vigilanza e coordinamento resterà fondamentale. Non a caso la struttura avrà a disposizione 21 milioni di euro (7 in più rispetto al 2020) e sarà un vero e proprio corpo operativo della Presidenza (a Emiliano toccherà continuare ad indossare la “divisa” di ordinanza con cui è comparso sui social e in tv in questi mesi).

I TRASPORTI - Da sempre nodo centrale della attività della Regione, sono passati dalla sapienti mani di Giannini a quelle della “neofita” Maurodinoia. Tanti i soldi da gestire (140 milioni stanziati dal Bilancio regionale sul Tpl, oltre ai 390 milioni di finanziamenti statali) ma soprattutto tante le questioni da affrontare. A cominciare dall’atteso raddoppio del binario Termoli-Lesina, che divide la Puglia dal resto d’Italia e il Sud dal Nord e impedisce l’Alta capacità ferroviaria nel Mezzogiorno. E poi lo sviluppo degli Aeroporti, vero “gioiello” della mobilità da e per la Puglia, e quello dell’aerospazio lanciato da Grottaglie, così come l’intermodalità tanto inseguita tra i diversi settori e mai realizzata a pieno. Fondamentale, anche in relazione all’avvio effettivo delle Zone economiche speciali, sarà il ruolo delle aree portuali. Insomma, tanto da costruire ma, soprattutto, da ricostruire.

L’AMBIENTE - L’esordio della neo-assessora Maraschio, ambientalista di lungo corso, è nato all’insegna delle trivelle. Ovvero, rialzando il vessillo (“giù le mani dai nostri mari”) che Emiliano issò nel 2016 in una delle sue (tante) battaglie con l’allora governo Renzi. Il rischio che non vi sia una proroga della moratoria approvata nel 2019 alle ispezioni delle compagnie petrolifere c’è tutto, col risultato che la Puglia orgogliosamente vocata all’economia “green” potrebbe capitolare. Ma, come noto, non è l’unica battaglia strategica che attende uno dei settori chiave della Regione. L’ombra dei fumi dell’ex Ilva continua a rabbuiare Taranto, dopo che la città e lo stesso governatore si sono smarcati dalle possibili intese tra Governo e Arcelor Mittal chiedendo tempi più contingentati sul progetto di decarbonizzazione. Così come dovrà trovare (è il caso di dire, finalmente) piena attuazione il Piano regionale dei rifiuti, in modo da chiudere il ciclo energetico annunciato ma rimasto aggrappato al sogno di impianti solo pubblici e non inquinanti.

I CONTI DEL BILANCIO - Al titolare Piemontese, che in questa nuova legislatura conquista anche il ruolo di vicepresidente della Regione, il compito (ingrato?) di immettere liquidità nel sistema Puglia travolto dal Covid-19. Le misure messe in campo nel corso dell’anno sono state ingenti, seppur azzoppate dai ritardi burocratici che, qui come altrove, hanno lasciato col fiato sospeso diverse categorie. L’intera manovra anticiclica fatta partire i primi di giugno, ha stanziato contributi a Comuni, enti, famiglie e servizi 312,5 milioni di euro solo sul Titolo II. Dalle imprese (manifatturiero, commercio e servizi) sono arrivate 2.436 domande, soddisfatte con 287 milioni di euro di contributi che hanno realizzato mutui per 1 miliardo e 60 milioni di euro. Ora c’è solo da augurarsi non ne servano altri (in termini di aiuti a pioggia) e, piuttosto, ci sia una decisa accelerata sui cofinanziamenti europei (quelli che mobilitano progetti di investimento, cantieri e sviluppo). Qui la posta messa in gioco è di 250 milioni, che si affiancano ai 200 milioni destinati ai Comuni per le opere pubbliche. Al momento la Puglia viaggia su impegni di spesa per 3,2 miliardi sui 4,4 complessivi previsti per il Fse, ma la spesa effettiva è attorno al 30%. Se sono rose, fioriranno.

IL TURISMO- Settore fondamentale dell’economia pugliese, dopo la finestra delle riaperture estive è tornato nel guscio delle chiusure. Dagli operatori balneari alle agenzie del settore, si è sfiorato il bagno di sangue sebbene la Puglia fosse la meta preferita (16%) dei vacanzieri anche nell’anno del Covid. Anche qui, con 236 domande portate a compimento, ci è voluto l’intervento di sostegno per 25,5 milioni di euro da parte della Regione (che ha consentito 105 milioni di mutui) perché il settore reggesse. Ma le difficoltà sono dietro l’angolo soprattutto in termini di immagine all’estero, come ha ricordato Nancy Dell’Olio (Puglia Promozione). E non sono mancate le polemiche delle opposizioni, che hanno urlato allo scandalo dinanzi all’impennata dei contagi di novembre ricordando le esultazioni del governatore prima dell’estate (“vacanzieri, venite in Puglia, è sicura”), quando Emiliano immaginava una regione covid-free che, purtroppo, è stata smentita dai fatti. Ora all’accademico Massimo Bray il compito di tenere la barra dritta e coprire l’altro grande “buco” lasciato dalla pandemia e dai lock down: l’industria della cultura (dai musei ai cinema ai teatri, tutti in ginocchio).

LO SVILUPPO -La Puglia, ha ricordato pochi giorni fa il neo-assessore allo Sviluppo Delli Noci, ha chiuso un 2019 al di sopra delle aspettative, con una crescita dello 0,7% pari a quella di Lombardia e Emilia Romagna: allora, prima del Covid, c’erano già le Alte capacità ferroviarie bloccate dalla tutela dell’uccello “fratino”, i servizi a singhiozzo, la disoccupazione giovanile alle stelle e le fughe dei cervelli universitari. Eppure i pugliesi ce l’hanno fatta. Diffiicile stabilire ora se anche il 2020 si chiuderà così: di certo sul Microcredito (gli aiuti alle piccole imprese) è stata necessaria un’iniezione di 217,7 milioni di euro mutui (con un contributo regionale a fondo perduto del 20%, pari a 43,5 milioni di euro) per fronteggiare la mazzata. E per liberi professionisti (partite Iva e cococo) ci sono voluti 63,8 milioni di euro di aiuti perché dritta o storta superassero l’annus horribilis. All’ex braccio destro del sindaco Salvemini, dunque, il compito di tenersi pronto con nuovi aiuti ma anche di spingere sugli investimenti e sperare che i 4 milioni di euro appostati sul Reddito di dignità non debbano aumentare (perché il rischio che ci siano più poveri è dietro l’angolo).

L’AGRICOLTURA - Con un Piano di sviluppo rurale claudicante (pioggia di ricorsi, bandi fatti male, criteri discutibili e liti tra l’ex assessore e il governatore), a Pentassuglia (già a capo della commissione consiliare preposta) il compito di raccogliere i cocci e sistemare il settore primario, a favore del quale sono stati spesi sui fondi Ue appena 627 milioni di euro rispetto a 1,6 miliardi di euro del Psr e il rischio è che vadano in disimpegno quasi 200 milioni di euro. Le chiusure di bar e ristoranti (circa 22mila in Italia, con una perdita di fatturato del 48% pari a 3,5 miliardi) ha dato la stangata finale al settore agroalimentare. Se si considera che da questa economia vivono 876 agriturismi nella regione, l’effetto domino dopo i 60 milioni già andati in fumo nel settore pugliese potrebbe essere devastante. Ma è soprattutto l’altrettanto devastante pandemia fella Xylella che ha colpito gli alberi, ben prima che arrivasse quella per gli uomini, a dettare l’agenda. Olivicoltori, frantoiani e vivaisti sperano di riprendersi con i 67 milioni di euro stanziati dal Governo nel Salento per fronteggiare l’avanzata distruttrice del batterio-killer, mentre l’Arif rincorre i focolai e procede con gli abbattimenti. La Puglia pre-Covid è uscita devastata nel paesaggio e nell’economia da questa tempesta su cui vigila anche l’Ue. Nel 2021 Pentassuglia, sempre attempato, dovrà tenere le maniche rimboccate e cambiare molte camicie (anche per rimediare agli errori passati).

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