L’Italia, oltre la mutevolezza della politica e dei suoi schemi, si regge su una «oligarchia» di Stato, una classe dirigente di Commis e di alti funzionari che assicurano al Paese equilibrio, competenza e dedizione al bene comune. Tra questi «grandi italiani», parafrasando una indovinata definizione del direttore Gianni Letta, c’è Andrea Monorchio, Ragioniere generale dello Stato dal 1989 al 2002, la cui straordinaria carriera professionale ha attraversato in pieno la storia della Prima Repubblica. In precedenza, dal 1983 Monorchio era stato Ispettore generale capo dell’Ispettorato del bilancio della R.G.S. e in entrambe le funzioni ha sempre conservato intatto lo stile sobrio da civil servant. Da economista, accademico e dirigente statale d’altissimo profilo, ha curato un saggio a quattro mani con Luigi Tivelli, intitolato «Memorie di un Ragioniere generale tra scena e retroscena», edito da Rubbettino, un racconto pieno di aneddoti dal quale ricostruire parte della storia della nostra repubblica.
Professor Monorchio, da cosa nasce il desiderio di raccontarsi e raccontare l’Italia con un saggio?
«Non era un mio desiderio. Sono stato spinto a scrivere queste “memorie” da mia moglie e dai miei figli. Nascono dalla nitidezza di alcuni ricordi, memorie vive, di eventi che mi avevano particolarmente colpito. Non ho mai tenuto un diario o appunti, tuttavia, nel mio racconto finora nessuno ha rilevato inesattezze, a riprova della mia assoluta fedeltà nella ricostruzione delle vicende nel libro»...
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