Sabato 13 Dicembre 2025 | 06:53

Il doppio grande ex, Alessandro Mannini: Bari-Pisa è un colpo al cuore

Il doppio grande ex, Alessandro Mannini: Bari-Pisa è un colpo al cuore

 
davide lattanzi

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davide lattanzi

Il doppio grande ex, Alessandro Mannini: Bari-Pisa è un colpo al cuore

Il portiere confessa: «I biancorossi non possono più sbagliare, i nerazzurri valgono i playoff. Ballottaggio in porta? Non è cosa buona»

Venerdì 19 Aprile 2024, 12:56

12:58

BARI - «Bari e Pisa sono nel mio cuore, mai avrei voluto che questo incrocio fosse così decisivo…». Alessandro Mannini è tra i portieri più amati nella storia del Bari: 98 presenze dal 1987 al ‘90 mettendo ben impressa la sua firma su una promozione in serie A e su una salvezza nel massimo campionato. Nel Pisa, però, ha trascorso una «vita»: 220 gettoni da calciatore dal 1978 all’87, quindi altri nove anni (dal 1996 al 2005) da preparatore dei portieri.

«Vedrò la partita, ma davvero con il cuore in tumulto», afferma l’ex estremo difensore viareggino. «Avrebbe dovuto essere un confronto d’altra classifica e in quei casi si soffre meno perché si lotta comunque per traguardi vincenti. Invece, adesso fa male vedere il Bari in grande difficoltà: ma come è potuto accadere? Mantenere la serie B ora è un obbligo imprescindibile: non posso immaginare una retrocessione che sarebbe devastante dopo tutta la fatica per riemergere dopo il recente fallimento. E’ una stagione davvero complicata, scandita da una gestione evidentemente poco serena. In questo frangente, però, occorre dare fondo a tutte le energie che ci sono per conquistare il traguardo della permanenza».

Bari-Pisa segnerà il debutto di Federico Giampaolo, il quarto tecnico del campionato biancorosso. Che ne pensa?

«Che non sarà nel cambio in panchina la molla per cambiare passo. Federico Giampaolo è una bravissima persona e gli auguro di aiutare il Bari. Ma è stato preceduto da fior di professionisti: Mignani ha ottenuto la promozione in B e ha sfiorato il salto in A, mentre la carriera di Marino e Iachini parla da sé, si tratta di allenatori che hanno vinto molto in B. Eppure, la squadra non ha mai trovato continuità, rendimento e, forse, nemmeno una vera identità. Cambiare così tanto, in fin dei conti, non ha reso. In tal senso, è stata più sensata la scelta del Pisa che, pur essendo stato programmato per un campionato di vertice, non ha sollevato dall’incarico Aquilani, nonostante per larghi tratti della stagione abbia avuto un percorso molto simile a quello del Bari. Ora conteranno altre componenti: l’orgoglio, il furore, la feroce determinazione di evitare un disastro in una piazza così grande perché per ogni calciatore del club pugliese sarebbe una macchia incancellabile nella carriera».

Che tipo di gara si aspetta?

«Molti dicono che il Pisa può essere più tranquillo, ma non ci credo molto. I playoff sono considerati un obiettivo persino minimale dati gli investimenti compiuti: certo, la squadra più volte ha lasciato temere di sprofondare in basso e forse ora a trovato un po’ di stabilità dopo essersi allontanata dalla zona pericolosa. Ma ciò non significa che i punti in palio non peseranno per i nerazzuri. Per il Bari, invece, si tratta della prima di cinque finali: è davvero vietato sbagliare. Penso che i biancorossi metteranno in campo grande aggressività e l’abilità dovrà essere incanalarla nel modo giusto, senza cadere nell’ansia e nel nervosismo. Il Pisa, invece, è una squadra tecnica: quando è in giornata può creare difficoltà a chiunque, ma non ha mai avuto troppa continuità».

Si è fatto un’idea di quale possa essere la quota salvezza?

«Ci sono ancora molti scontri diretti che, inevitabilmente, abbasseranno la soglia necessaria a blindare la categoria. Però la serie B è imprevedibile: chi è apparentemente in difficoltà può riuscire nello sgambetto ad alle big. Il Bari non potrà permettersi calcoli per il momento perché attualmente sarebbe condannato al playout. Le prossime due gare saranno fondamentali perché dopo il confronto con il Pisa seguirà il confronto con il Cosenza: servirebbero sei punti per respirare davvero».

Da portiere, come valuta il torneo di Brenno?

«Il ragazzo brasiliano non ha demeritato in generale e viene da una scuola che ormai produce con continuità tanti ottimi portieri, non è più come in passato, quando si diceva che il Brasile aveva campioni in ogni settore eccetto che tra i pali. Personalmente, continuo a preferire la nostra scuola. Il problema, al limite, è un altro: un calciatore che viene da una realtà così differente e deve occupare un ruolo tanto delicato inevitabilmente può accusare qualche difficoltà. Il Bari aveva davvero il tempo di aspettarlo? È evidente che il suo rendimento non sia stato all’altezza di un predecessore di lusso come Caprile».

Nell’ultimo turno gli è stato preferito Pissardo: un ballottaggio in porta è sostenibile in questa fase delicata?

«Direi di no. Il calcio è in continua evoluzione, ma il portiere deve continuare a rappresentare un elemento di continuità: è l’unico che in campo ha una visione globale, deve essere una guida sicura per i compagni. Nel caso del Bari, ora contano relativamente i valori tecnici. Brenno non è uno sconosciuto: ha un curriculum rispettabile. Se reagirà con carattere all’esclusione, forse ha un’esperienza maggiore per un frangente così particolare. Qualora, invece, abbia perso un po’ di sicurezze, allora è opportuno che giochi chi ora è pronto a tutto. Perché è l’unica componente che serve al momento: essere in grado di “parare” le emozioni, restare lucidi, provare a determinare. I punti dovranno venire anche dal portiere».

I tifosi del Bari hanno contestato a lungo durante la stagione, ma sono pronti ad unirsi per la difesa della B.

«Non avevo dubbi: la tifoseria biancorossa è meravigliosa. Comprendo i sentimenti di chi è stato ad un passo dalla A e sta vivendo un’annata così lontana dalle ambizioni. Ma ora serve uno sforzo comune: la B deve restare la base su cui costruire un futuro nel massimo campionato. Bari lo merita: un’umiliazione va evitata ad ogni costo»».

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