I bottoni dell’abito talare di don Mimì Sabia, il parroco della chiesa della Trinità di Potenza, morto ultraottantenne un paio di anni fa, sono più piccoli di quello trovato sotto i resti di Elisa Claps, la studentessa uccisa a Potenza il 12 settembre del 1993. La paleontologa Eva Sacchi, su incarico della Procura di Salerno, ha comparato ieri mattina il bottone repertato nel sottotetto con quelli della tonaca che don Mimì indossò per la prima volta dopo la sua nomina a cappellano di sua Santità nel 1997.
«Il bottone di colore rosso che era sotto i resti di Elisa è evidentemente di dimensioni più grandi», conferma chi era presente durante l’esame tecnico. Il bottone, fotografato dal professor Francesco Introna durante uno dei sopralluoghi nella chiesa, era parzialmente decomposto a causa degli acidi prodotti dalla putrefazione dei resti di elisa. Un fenomeno che potrebbe aver alterato il colore, ma non le dimensioni. Esclusa la tonaca di don Mimì resta ora da capire a quanto tempo fa risalga quel bottone. E, soprattutto, bisogna stabilire se ha una connessione con l’omicidio.
Gli accertamenti sono proseguiti nel pomeriggio alla presenza dei due pm di Salerno Luigi D’Alessio e Rosa Volpe, del difensore di Danilo Restivo, l’avvocato Mario Marinelli, e del legale della famiglia Claps, Giuliana Scarpetta. Un gazebo è stato montato sul terrazzo. Lì sotto - fino a notte fonda - consulenti (due geologi armati di picozza e di setaccio) e investigatori hanno confrontato i sedimenti ritrovati sulle suole delle scarpe di Elisa con i calcinacci raccolti nel sottotetto dalla polizia scientifica.
Anche la qualità del catrame che ricopre le travi del sottotetto è stata comparata con quello contenuto in un bidone che era stato lasciato in un angolo. È un altro degli esami chiesti dalla consulente della Procura Eva Sacchi. È stata lei a notare il bidone in una delle foto scattate dalla polizia scientifica durante il primo sopralluogo.
Gli investigatori hanno bisogno di capire a quando risale la verniciatura della travi. Anche sulla feritoia aperta nel sottotetto sono stati effettuati rilievi tecnici. L’apertura da un metro per un metro e 20 era proprio sopra i resti di Elisa. Sul «giaciglio», come lo ha definito nella sua perizia il professor Introna. A quanto sembra qualcuno ha tagliato con precisione due tavole di legno. Forse con una sega elettrica. Un lavoro da professionisti.
Il sospetto è che quell’apertura sia servita alla fuoriuscita dei miasmi. Anche perché, si legge nella consulenza tecnica di Introna, «la salma subì tutto l’iter trasformativo in corrispondenza del sito di rinvenimento ». E già dopo «cinque o sei giorni dall’omicidio non poteva che emanare i miasmi propri della decomposizione cadaverica che andarono progressivamente riducendosi», ma solo «dalla seconda merà del mese di ottobre in poi».
Quella feritoia avrebbe potuto quindi rendere gli odori «poco avvertibili o non avvertibili affatto nei restanti ambienti del complesso della chiesa della Trinità». I segni lasciati sulle altre tavole potrebbero permettere agli investigatori di stabilire quale arnese è stato usato per creare quell’apertura e da lì risalire a chi potrebbe averla prodotta. Un aspetto, questo, che verrà analizzato nella giornata di oggi.
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ORE 12.29 - NEL SOTTOTETTO IERI I PERITI, OGGI LA SCIENTIFICA
Gli specialisti della Polizia scientifica stanno facendo alcuni esami stamani nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza, dove il 17 marzo scorso fu ritrovato il cadavere di Elisa Claps, la ragazza scomparsa e uccisa il 12 settembre 1993, e dove ieri altri accertamenti sono stati eseguiti dai periti delle parti. Sul terrazzino vicino al sottotetto è stata anche montata una tenda bianca, per riparare dal sole attrezzature e reperti. Ieri oltre ai periti sul sottotetto sono saliti anche i magistrati della Procura della Repubblica di Salerno che coordinano le indagini sull'omicidio della ragazza.
I tecnici si sono concentrati su un’apertura praticata nel rivestimento di legno che si trova sotto le tegole, per stabilire quando e perchè è stata fatta; inoltre, sono stati prelevati campioni di bitume dalle travi e da un bidone individuato dai periti attraverso l’esame di alcune foto.
Non ha trovato conferma oggi l'indiscrezione secondo la quale sarebbe già stato escluso che il bottone rosso trovato vicino al cadavere della ragazza appartenesse a un abito del parroco della chiesa, don Domenico Sabia, morto nel 2008, e che nel 1997 fu nominato cappellano di Sua Santità, con conseguente uso di una «talare» specifica.
ORE 12.32 - TRAVI DIVELTE O SEGATE PER VENTILARE IL SOTTOTETTO
Le travi di legno del sottotettodella chiesa della Santissima Trinità di Potenza, dove è stato trovato il corpo di Elisa Claps, erano state segate o divelte "ad arte" per consentire la ventilazione del luogo. E’ questo uno dei dettagli emerso da un sopralluogo effettuato ieri dai periti e dalle parti sul posto, secondo quanto trapela da ambienti giudiziari.
Il perito ha preso i calchi dei luoghi lasciati scoperti dalle travi scomparse: le tre mancanti si trovano proprio in corrispondenza del punto in cui si trovava il corpo della ragazza. Nell’ambito dello stesso sopralluogo, effettuato dal perito merceologico, è stato portato in chiesa il bottone rosso trovato sul luogo precedentemente, per procedere a un confronto con la tonaca dell’ex parroco don Mimì Sabia, morto due anni fa.
Si tratta comunque di un elemento che gli inquirenti, al momento, ritengono irrilevante: a quanto emerge infatti l’abito del sacerdote sarebbe stato acquistato soltanto nel '97, molti anni dopo la morte di Elisa. Intanto è stata depositata alla procura di Salerno la perizia biologica, parte dell’incidente probatorio in corso sul caso Claps. Da quanto si apprende sul cadavere di Elisa, nella zona del bacino erano stati trovati infatti dei semi alati: questi apparterrebbero a piante tipiche della Basilicata, e potrebbero essere stati trasportati dal vento. Un elemento sul quale gli inquirenti ragionano perché questo ritrovamento fa pensare che il corpo non sia stato sempre coperto.
















